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Giovedì, 28 Marzo, 2024

Bombassei: i dieci punti per la mia Confindustria

Notizia del 17/01/2012

Ecco i dieci punti del programma con cui Alberto Bombassei,vice presidente per le Relazioni industriali di Confindustria, si candida alla guida dell'associazione degli industriali. Il documento è stato mandato ai membri di giunta e ai presidenti delle associazioni di Confindustria.

«Da tempo e in molti, ci interroghiamo se una grande nazione europea, come l’Italia, può continuare a cullarsi nella continuità, mentre il mondo cambia con una velocità vertiginosa. Chi come noi si confronta ogni giorno con le dinamiche internazionali sa che la risposta è no. Ebbene, il problema del nostro Paese è oggi racchiuso proprio in questa negazione. In altri termini, nello stato d’animo degli italiani è assente quella forza che – nonostante il rallentamento in corso – trainerà l’economia globale fuori dalla crisi. Mi riferisco all’energia di milioni di persone – in gran parte giovani – che in molte parti del mondo vedono nella trasformazione in corso la possibilità di costruirsi una migliore prospettiva di vita.

I fatti parlano chiaro: davanti a noi abbiamo non solo nazioni grandi come continenti che si affacciano sulla scena dell’economia globale, ma anche la più rapida rivoluzione tecnologica della storia dell’umanità. Un processo che ridisegna le mappe mondiali delle competenze e della ricchezza. Il nostro Paese subisce questo stato di cose stordito dal debito, dai suoi troppi ritardi e da una società che, nel suo complesso, appare refrattaria all’innovazione sia essa economica, sociale e culturale. Viene naturale confrontarci con la Germania, vale a dire il Paese con cui condividiamo la leadership industriale in Europa. I tedeschi, grazie a 15 anni di continue riforme, sono riusciti ad abbattere la loro spesa pubblica di ben dieci punti fino a raggiungere il 44% del Prodotto interno lordo. Per non considerare, poi, il pragmatismo con cui le aziende tedesche hanno superato i vincoli che rendevano poco flessibile il loro mercato del lavoro archiviando definitivamente rigidità ideologiche e difese di vecchi diritti. E noi? Negli ultimi dieci anni, mentre i tedeschi compivano il loro miracolo, il nostro Paese ha azzerato il vantaggio finanziario dell’euro aumentando di ben sei punti la spesa pubblica che ha così superato il 52% del Pil. Il risultato è noto: oggi non solo dobbiamo salvare l’Italia, ma siamo obbligati a far crescere la sua produttività e, con essa, la sua economia, semplificando ed ammodernando nello stesso tempo tutto il suo sistema sociale, giuridico e burocratico.

Dopo decenni di “prediche inutili” gli italiani stanno dolorosamente iniziando a comprendere che il loro Paese è un malato molto grave. Di fronte a una patologia la diagnosi è determinante. Proprio per questo voglio dirti le cose senza giri di parole. L’entità del nostro debito pubblico – vale a dire la nostra “malattia” – è il risultato di un processo al quale hanno partecipato, consapevolmente o no, tutte le categorie economiche e sociali nessuna esclusa. Ha contribuito – con grande zelo – un ceto politico che, per decenni, ha intermediato interessi pagando e rimborsandosi a piè di lista. Non sono estranei al “debito” neppure i troppi soggetti della rappresentanza che, avallando questo stato di cose, hanno tratto benefici diretti o indiretti. Nello scorso mese di dicembre il Rapporto del Censis ha fotografato un Paese che avverte la gravità del momento, ma che, nei fatti, non riesce ancora a darsi priorità e obiettivi condivisi, perché sembra anche confuso e demoralizzato. Tutto ciò rimanda, immediatamente, alla questione delle leadership nazionali e locali. La situazione è grave: meccanismi di promozione inceppati, scarsa mobilità sociale, protezionismi e corporativismi, mancanza di senso del bene comune e delle Istituzioni. Sono queste le cause dell’incapacità di produrre nuove leadership. Da troppi anni assistiamo all’intreccio tra scarsa autostima generale e attribuzione a qualcun’altro delle responsabilità dei piccoli o grandi fallimenti. Una rinnovata leadership – prima di tutto politica – è oggi indispensabile per guidare il Paese non solo fuori dalla crisi, ma anche nella nuova dimensione globale che si va delineando.

Una realtà dura e competitiva all’interno della quale operano da tempo le nostre imprese spesso organizzate in distretti e filiere. Una soluzione che ha favorito, nel tempo, non solo la crescita di un numero impressionante di aziende di piccole dimensioni, ma anche un numero consistente di gruppi industriali di medie dimensioni. Imprese, queste ultime, capaci di presidiare nicchie globali e caratterizzate da alti tassi di crescita, solidità finanziaria, crescente internazionalizzazione, capacità innovativa e orientamento al cliente. Io sono certo che nel futuro ciò che conterà per la vita di molte piccole industrie sarà proprio l’appartenenza a una filiera in grado di competere nel mercato mondiale. Se quest’ultima si muove per diventare internazionale al traino delle imprese leader, tutte le aziende che la compongono ne beneficeranno in modo diretto o indiretto. Negli anni a venire la nostra struttura produttiva avrà ancora una centralità nel manifatturiero, ma sarà sicuramente più leggera, con produzioni a maggiore valore aggiunto e una composizione dell’occupazione ad ancora più elevata professionalità. Un sistema industriale nel quale le componenti dell’innovazione, della tecnologia, della logistica, della comunicazione e della presenza sui mercati del mondo diventeranno fondamentali. Tutto ciò significa una cosa sola: la sfida globale impone alle nostre aziende di essere ancora più organizzate, più forti e più “intelligenti”.

Ci troviamo di fronte a obiettivi che richiedono, tra le altre cose, un ruolo attivo del Paese e dei sistemi locali perché la conoscenza – a differenza del capitale o dei beni materiali – è una risorsa sociale. Purtroppo i nostri giovani non vedono più nella “fabbrica” una prospettiva di vita. Va emergendo una generazione sfiduciata, disillusa, che non s'impegna perché non trova sbocchi e non vede per sé un futuro. Da una parte abbiamo imprese che cercano giovani con professionalità che non trovano, dall’altra, scuole che stentano a trovare iscritti per formare le professionalità che servono. Dobbiamo fermare questo circolo vizioso assumendo la cultura tecnica come una vera e propria priorità nazionale, a completamento di tutto il vissuto che ci posizioni nel mondo quale nazione con il primato nella cultura e nell’arte dell’Occidente. Dobbiamo farlo ricordandoci che non esistono modelli internazionali da imitare perché solo in Italia l’industria è sinonimo di una sterminata moltitudine di aziende di ogni dimensione. In questa prospettiva l’associazionismo rappresenta, oggi più che mai, un elemento indispensabile perché capace di operare come un vero e proprio soggetto collettivo. Un attore insostituibile non solo per rappresentare le imprese in ogni sede, ma anche per contribuire a organizzarle e sostenerle nel perseguire miglioramenti gestionali, tecnici o commerciali.

Tutto ciò rimanda al ruolo e alle prospettive del nostro sistema associativo. Oggi, Confindustria deve affrontare i problemi che dividono cercando soluzioni condivise. Questo significa non limitarsi a mediare interessi, ma essere capaci di comporre interessi concorrenti. Un esercizio – da declinarsi sul piano locale e nazionale – che impone una rifocalizzazione sulla rappresentanza delle imprese. Un’esigenza ancora più sentita se consideriamo che gli interessi da rappresentare sono e saranno sempre meno uniformi. Mi riferisco a realtà economiche che spaziano dal manifatturiero ai grandi servizi a rete, all’industria dei servizi in tutte le sue declinazioni. Universi con esigenze diverse: chi esporta e chi no; chi compete sui mercati internazionali e chi nel solo mercato interno; chi opera nel Mezzogiorno e chi nel Nord; chi ha piccole dimensioni e chi è medio - grande.

Le relazioni industriali rappresentano efficacemente il pluralismo al quale ho fatto riferimento. Negli ultimi anni abbiamo posto le basi per un cambiamento nelle relazioni sindacali che risultava urgente e che l’evoluzione delle vicende economiche hanno rivelato indispensabile. Con la riforma della contrattazione del 2009 abbiamo concordato lo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro, come ci veniva sollecitato dalle autorità europee, ed affermata la possibilità di derogare al contratto nazionale attraverso specifici accordi fra le parti realizzati in azienda. Con l’accordo dello scorso 28 giugno, poi, abbiamo completato il quadro rendendo vincolanti, per tutti i lavoratori e i sindacati, gli accordi aziendali raggiunti con la maggioranza dei consensi dei rappresentanti dei lavoratori. In altre parole, abbiamo dato maggior capacità d’intervento e certezza agli accordi aziendali che intendono derogare ai vincoli presenti nei contratti nazionali. Oggi, solamente le aziende associate a Confindustria possono far riferimento a un quadro di regole per la contrattazione collettiva aziendale e di settore completa e, finalmente, di tipo europeo. Impegno primario della prossima presidenza confindustriale sarà quello di riuscire a dare alle imprese di ogni dimensione e settore, una “scatola degli attrezzi” – costruita a livello interconfederale – dalla quale ogni azienda possa scegliere il modello di contrattazione più coerente con le proprie esigenze. A questo proposito sono convinto che sia sbagliato ritenere che per avere libertà di decisione nei rapporti di lavoro sia meglio non essere associati a Confindustria. Semmai è vero proprio il contrario. Appartenere a Confindustria significa disporre di un ulteriore valore aggiunto a disposizione dell’impresa. Credo sia nota la mia posizione riferita al mondo del lavoro: affrontare il rinnovamento delle relazioni sindacali e delle regole per la contrattazione significa essere pronti ad affrontare e superare resistenze e rifiuti. Lo stato delle cose non ci consente di stare fermi, subire veti, temere l’impopolarità e conservare l’esistente. Ricordiamoci e ricordiamolo a tutti che il lavoro è elemento centrale nella vita di ciascuno, è parte sostanziale della realizzazione del singolo come persona e come cittadino. Dobbiamo andare avanti perché sul piano delle relazioni sindacali e delle regole per la contrattazione collettiva, possiamo e dobbiamo migliorare.

Per farlo dobbiamo rispettare una precondizione irrinunciabile: raccogliere il consenso reale e convinto delle imprese e degli imprenditori associati. In assenza di questo corriamo seriamente il rischio di scrivere accordi condannati a restare sulla carta. Nei molti anni di impegno associativo ho sempre rifuggito la politica degli annunci o le soluzioni buone solo per la stampa. Non mi è costato fatica perché nella mia lunga militanza imprenditoriale ho cercato – ogni giorno – non solo di fare qualche cosa di nuovo, ma anche e soprattutto, di realizzare qualche cosa di buono, duraturo e capace di contribuire a costruire il futuro. Così è stato, a maggior ragione, nella mia attività associativa dove la presenza di sensibilità ed esigenze diverse mi ha imposto di valutare ogni possibile effetto delle decisioni assunte a livello nazionale. Non potrebbe essere diverso perché, come ho già ricordato, siamo espressione di una pluralità di imprese e questo rappresenta – si badi bene – un elemento di grande positività. È la nostra identità plurale, infatti, che ci rende antitetici alle devastanti logiche corporative. Questa è, a ben vedere, la nostra “cifra distintiva” rispetto ad altre organizzazioni di rappresentanza. Naturalmente, tutto ciò non vuol dire che abbiamo risolto tutti i nostri problemi, ma che abbiamo dei buoni fondamentali sui quali possiamo avviare un vero e proprio processo di “rifondazione”.

Ho usato intenzionalmente il termine “rifondazione” perché sono convinto che, anche per noi, come per il Paese e i suoi diversi attori sociali, sia giunto il tempo delle scelte. Confindustria nel suo secolo di vita ha saputo affermarsi come una grande e autorevole istituzione economica e sociale. Tuttavia, non possiamo nasconderci che anche noi, come l’intero Paese, siamo invecchiati e sotto molti aspetti rischiamo di non essere più uno tra i principali attori del rinnovamento. Il tramonto delle logiche concertative, la crisi della politica, lo stallo che vive il Paese da troppi decenni, il sopravvivere di logiche profondamente avverse al mercato o, ancora, l’incapacità di attuare riforme. Un quadro di riferimento profondamente negativo del quale, nostro malgrado, siamo parte. Possiamo dirci estranei al progressivo degrado che ha colpito non solo la politica e il suo mezzo milione di addetti, ma anche la società civile italiana? Se è vero che ci siamo posti in prima fila nella lotta per la legalità nelle regioni del Mezzogiorno, è altrettanto vero che in altre realtà abbiamo assistito a un deterioramento della vita associativa. In questi anni mi sono occupato prevalentemente delle questioni di lavoro e sindacali e, tuttavia, ciò non mi ha impedito di cogliere come in troppe associazioni il rinnovo di una presidenza può diventare materia per i probiviri, per azioni legali o per campagne di stampa devastanti per l’immagine del sistema. Il veleno della faziosità politica – che ha squassato il Paese – si è purtroppo infiltrato anche nella nostra vita associativa determinando, in alcuni casi, logiche che non ci appartengono e che dobbiamo energicamente contrastare.

Si va rarefacendo quello spirito di servizio che, un tempo, portava nei nostri organi sociali imprenditori disinteressati, capaci di visioni anche divergenti, ma indispensabili per arricchire il confronto. Si percepisce, al contrario, il rischio che l’impegno associativo rappresenti non un fine in sé, ma il mezzo attraverso il quale costruire veri e propri percorsi di carriera tra la politica, il pubblico e il privato. Non dobbiamo sottovalutare questi rischi. Allo stesso tempo, sono convinto che la nostra Associazione, i suoi vertici e la sua Presidenza debbano mantenere un’assoluta indipendenza dagli schieramenti politici. Un’autonomia antitetica a quel collateralismo che finisce inevitabilmente per soffocare chi lo pratica. Dobbiamo guardarci anche dal rischio di veder banalizzato il nostro ruolo: essere forti, rappresentativi e autorevoli non significa essere citati ogni due ore su una agenzia di stampa. Il rischio è quello di condividere quella sovra-esposizione mediatica che in pochi anni ha contribuito a fare della politica un’inconcludente farsa televisiva.

L’esperienza che ho maturato e, soprattutto, le prospettive di medio - lungo periodo del nostro Paese, mi spingono a proporvi di fare di Confindustria una realtà associativa più efficiente, più dinamica e in grado di cogliere in modo tempestivo le esigenze delle imprese. Ciò significa organizzarsi per riuscire a reagire in anticipo rispetto alla domanda. Per farlo Confindustria deve essere ancora più professionale, meno burocratica, austera e autorevole. Dobbiamo potenziare la struttura di Viale dell’Astronomia valorizzando le migliori risorse disponibili e inserendone di nuove, giovani e di alto profilo, attingendo ai talenti disponibili nel sistema e nel Paese. Il processo di risanamento e modernizzazione dell’Italia conferisce un ruolo ancor più significativo al Centro Studi che dobbiamo ulteriormente sostenere e sviluppare. È poi indispensabile valorizzare il Gruppo Giovani e il Comitato Piccola Impresa. Un obiettivo che comporta la revisione del loro ruolo e della loro autonomia anche attraverso l’attribuzione di importanti deleghe specifiche. Dobbiamo diventare più efficaci sui temi delle infrastrutture materiali e immateriali. Dobbiamo farlo in ottica europea, nazionale, sovraregionale e d’area vasta. È indispensabile un impegno maggiore per rappresentare le imprese italiane in Europa dove le nostre esigenze si scontrano con interessi diversi e spesso divergenti. L’interesse delle nostre aziende si fa sempre di più in Europa dove, purtroppo, l’Italia non riesce a far valere il proprio “peso”. Dobbiamo recuperare il tempo e la credibilità perduti. Confindustria deve assicurare un presidio straordinario e autorevole sui dossier all’attenzione comunitaria. Non solo, dobbiamo ossessivamente guardare al di fuori del nostro Paese. Un orientamento che comprende anche l’obiettivo di internazionalizzazione del nostro sistema produttivo da cui dipende, in ultima analisi, il futuro dell’Italia. Confindustria deve battersi con maggior energia per far sì che il supporto pubblico in favore della internazionalizzazione diventi più forte e più efficace. Un ambito nel quale dobbiamo e possiamo migliorare ulteriormente i nostri servizi associativi siano essi nazionali o locali. Il programma della nuova presidenza deve prevedere un programma quadriennale per l’internazionalizzazione condiviso con il Governo ed esteso agli altri attori economici e finanziari del Paese. In tale prospettiva si rende indispensabile un rinnovato approccio operativo che richiede, tra le altre cose, il ripensamento delle nostre formule organizzative. Ad esempio, dobbiamo rifocalizzarci su Ricerca ed Innovazione integrando questo tema con Ambiente ed Energia. Non solo, è indispensabile riportare a sistema asset strategici come l’Università LUISS e il gruppo editoriale de “Il Sole 24 Ore”, rinsaldandone le relazioni con la più ampia attività di Confindustria. Un’attenzione particolare deve essere posta anche nei confronti del Mezzogiorno. Una scelta ineludibile per dare un futuro a milioni di italiani, contribuendo, nello stesso tempo, al risanamento e al rilancio del Paese. In tale ambito dobbiamo migliorare sensibilmente la nostra capacità di delineare, proporre e sostenere politiche per aree svantaggiate come accade negli altri Paesi europei. Per favorire questo approccio è indispensabile creare, al nostro interno, un legame organizzativo tra chi ha la responsabilità della Politica industriale e chi rappresenta il Mezzogiorno.

Le considerazioni che ho sin qui prospettato concorrono a definire quel processo di “rifondazione” del nostro sistema cui ho fatto riferimento. A questo proposito sono ben consapevole che ogni cambiamento dipende – in ultima analisi – dagli imprenditori associati e da chi, come te, ne assume la rappresentanza a livello territoriale, regionale e di categoria. Mi riferisco a imprenditori che conosco e che convengono sulla eccessiva frammentazione del nostro sistema. Le cifre sono eloquenti: 18 Confindustrie Regionali; 100 Territoriali; 25 Federazioni di Settore, 2 Federazioni di scopo, 101 Associazioni di Categoria, 21 Soci aggregati. In tutto 267 organizzazioni associate. Un dato che pone più di un interrogativo. Questa straordinaria articolazione organizzativa riesce ad esprimere per intero il suo potenziale? Come e perché siamo arrivati a 267 organizzazioni associate? Per semplificare da dove vogliamo o possiamo iniziare? Non è questa la sede per dare risposte, ma i tempi sono maturi per decidere che la semplificazione del sistema entri, con priorità, nell’agenda della prossima presidenza. Dobbiamo farlo tenendo presente che – negli anni passati – alcuni seri tentativi di riforma si sono arenati. Se su un tema come questo dovesse prevalere un consenso passivo, vale a dire privo di concreta volontà di cambiamento, condanneremmo Confindustria a un lento ma inesorabile declino. Per contribuire a scongiurare questa eventualità ti invito a contribuire con idee e proposte. Dobbiamo, in tempi molto stretti, immaginare un modello organizzativo “snello”. Una soluzione che possa finalmente essere presentata anche in inglese ai colleghi delle altre Associazioni europee avendo la certezza di essere compresi al contrario di quanto avviene oggi. Dobbiamo farlo perché viviamo tempi straordinari che non richiedono solo una buona gestione, ma una radicale capacità di rinnovamento. Di fronte a noi abbiamo quattro anni pieni di incognite. Quella più rilevante da oggi al 2016 è la verifica del modello di sviluppo del Paese e le decisioni che ne conseguiranno».

Fonte: Alberto Bombassei su Corriere.it

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29.05.2012 - Siena: Tutela del vero made in Italy e sostegno all
24.05.2012 - La Moda ai tempi della Crisi
24.05.2012 - Made in China? No, grazie!
23.05.2012 - Bravi a collaborare, percio' bravi a vendere
23.05.2012 - Alcol: Assodistil, un settore in trasformazione
22.05.2012 - Made in Italy in un seminario organizzato da Confapi
22.05.2012 - I falsi 'scippano' 7 milioni di euro l'ora al made in Italy
21.05.2012 - Assunzioni anticrisi per il «made in Italy»
21.05.2012 - Il senso di Klecha per le Pmi
16.05.2012 - Il postino veste cinese
16.05.2012 - Lotta alla contraffazione: piano strategico a dicembre
16.05.2012 - No ai 'cibi da laboratorio', gli italiani bocciano la clonazione e gli ogm
16.05.2012 - Prato: nuovo progetto di sviluppo locale, concluso primo corso
14.05.2012 - Design made in Italy dov
14.05.2012 - Prosciutto di Parma, il grande furto canadese
14.05.2012 - Made in Italy: 59mila marchi e 44mila brevetti depositati in 12 anni
09.05.2012 - La bicicletta non conosce crisi: il Made in Italy cresce del 16.6%
09.05.2012 - Crisi: i suicidi per motivi economici in Europa, in Italia +52%
08.05.2012 - Prosciutto Parma, Canada dopo nome 'scippa' anche logo
08.05.2012 - Design: nuovo polo formativo per i mestieri del legno-arredo in Brianza
04.05.2012 - Dalle Marche il manifesto per salvare le imprese
04.05.2012 - Dieci milioni di euro per innovare le imprese pugliesi
30.04.2012 - Allerta alimentare: ritirati filetti di platessa dichiarati senza glutine e mozzarella di bufala contaminata da Salmonella
30.04.2012 - Scarpe cinesi tossiche, Guariniello ordina sequestri nel torinese
30.04.2012 - Le medie imprese italiane resistono alla crisi
26.04.2012 - I nuovi ricchi, opportunità per il made in Italy
26.04.2012 - Italia e Argentina discutono di distretti industriali
20.04.2012 - Venerdì 20 aprile: a Civita Castellana è sciopero generale.Valentino Vargas( Filctem Cgil):
20.04.2012 - Distretti Day, l
19.04.2012 - Design, l' appello degli operatori: giù l' Iva
19.04.2012 - Brescia tra mobile e design: 22 aziende in cerca di riscossa
19.04.2012 - Confindustria: Ferrarini (Assica) nella squadra di Squinzi
17.04.2012 - Export oro in Svizzera, e' boom per crisi
17.04.2012 - Il futuro del made in Italy
17.04.2012 - Il design è dialogo
16.04.2012 - Made in Italy e il lato oscuro della moda
16.04.2012 - Made in Italy, il più amato dagli stranieri
16.04.2012 - Gli undici distretti in campo contro i colossi esteri "Vinceremo con la qualità"
16.04.2012 - L'export italiano reagisce alla crisi
16.04.2012 - Commercio estero: Coldiretti, vola alimentare in Cina (+36,3%)
13.04.2012 - Unioncamere: Dardanello, medie imprese hanno marcia in piu' contro crisi
13.04.2012 - La Cina crede in Valenza
13.04.2012 - V Conto Energia: in arrivo il nuovo sistema incentivante per il fotovoltaico
13.04.2012 - Made in Italy: veneto adotta "Modello Padova" per lotta a contraffazione
12.04.2012 - Ikea sceglie il made in Italy
12.04.2012 - Benedetto: salvare il polo murgiano del mobile imbottito
12.04.2012 - Saglia: Made in Italy ed energie rinnovabili
12.04.2012 - Contraffazione, in due anni sequestrati 900 milioni di pezzi
12.04.2012 - Stock 84 delocalizza in Repubblica Ceca. Chiude lo storico stabilimento di Trieste
11.04.2012 - Made in Italy: progetto pilota a Padova per la lotta alla contraffazione
10.04.2012 - La crisi divora il Nord
10.04.2012 - La cura Monti non aiuta l'export del lusso
10.04.2012 - Internazionalizzazione: parola d
10.04.2012 - Marche, i calzaturieri: ora per l
10.04.2012 - I nuovi piani per l'export
06.04.2012 - La cinesizzazione è alle porte
06.04.2012 - L' industria del made in Italy e l' Iva di design (al 4%)
06.04.2012 - Made in Italy, Coldiretti: bene la condanna all'inganno del pomodoro cinese
06.04.2012 - Tra moda e business: Cina e Giappone, buy buy
05.04.2012 - Export in crescita per i distretti industriali: bene l'alimentare e l'impiantistica di Parma
05.04.2012 - Falso pomodoro made in Italy, Tribunale condanna imprenditore
04.04.2012 - "Pratesi, uniamo le nostre forze"
04.04.2012 - Macchinari Made in Italy per la crescita della Bolivia
28.03.2012 - Coldiretti, dopo la mobilitazione, basta con il falso made in Italy
27.03.2012 - Così hanno ucciso l
27.03.2012 - Cavalieri del commercio: premiata anche Ting, la cinese che vende "made in Italy"
27.03.2012 - Il vino italiano crea lavoro
27.03.2012 - Sostenibilità aziendale: il 44,5% delle grandi imprese italiane adotta strategie green
27.03.2012 - Vino ed olio extravergine, gli italiani scelgono la qualità e la sicurezza
27.03.2012 - Se esportiamo in Asia meno che in Spagna
26.03.2012 - Scarpe, la svolta del made in Italy meno imprese, più posti di lavoro
26.03.2012 - In Cina il Made in Italy va forte, ad eccezione dell'olio d'oliva
26.03.2012 - Delegazione cinese in visita nella Bat per cercare partner commerciali nel settore agroalimentare
26.03.2012 - Ma il «Made in Italy» si salva solo grazie all
26.03.2012 - Marketing manager la nuova missione è costruire il "mito"
23.03.2012 - Spacca al Ministero degli Esteri: sostegno all'internazionalizzazione e Macroregione Adriatico-Ionica al centro degli incontri
23.03.2012 - Green economy per uscire dalla crisi economica, i numeri confermano
23.03.2012 - Nuove strade per l
23.03.2012 - Il made in Italy riscopre il cuore dell'industria
22.03.2012 - Made in Italy: il 70% dell'export è prodotto dalle piccole e medie imprese
22.03.2012 - Stop al pecorino
22.03.2012 - Intervista a Riccardo Grassi: la moda alla prova del cambiamento
22.03.2012 - Commercio estero: in calo deficit Paesi extra Ue, 1, 5 mld
22.03.2012 - Made in Italy, arriva la legge 'salva olio'
21.03.2012 - Made in Italy: smascherati 30 falsi marchi in Cina
21.03.2012 - E-commerce, Liscia: "Defiscalizzare l'export online"
21.03.2012 - Infrastrutture, in Qatar potenzialità di sviluppo enorme
21.03.2012 - Premiate con il China Trader Award le aziende che portano il made in Italy in Cina
21.03.2012 - Alimentare: vini,olio e cioccolata campioni made Italy in Cina
21.03.2012 - Solofra. La denuncia degli industriali: «I costi strozzano le imprese»
20.03.2012 - Made in Italy: domani presentazione Legge per tutela olio Italiano
20.03.2012 - Falso made in Italy, atto concreto dopo la manifestazione di Coldiretti
19.03.2012 - "Falso" Made in Italy: Passera, rafforzare tutela dell'agroalimentare con maggiore trasparenza
19.03.2012 - Moda: eticita' e responsabilita' sociale
19.03.2012 - La controriforma europea peggiorerà il nostro vino
19.03.2012 - Gli incentivi al fotovoltaico sono uno spreco?
15.03.2012 - Made in Italy: appello di 2, 215 comuni, "difendere il marchio"
15.03.2012 - Made Italy/ Cia: Tra falsi e tarocchi persi 160 mln al giorno
15.03.2012 - Marche, Europa: made in Italy nel mondo, il contributo del calzaturiero marchigiano
15.03.2012 - Made in Italy: Acli, bene Coldiretti. Impegni concreti da Istituzioni
15.03.2012 - Made in Italy: Adoc, basta 'italian sounding', costa 60 mld l'anno
15.03.2012 - Made in italy: Marini (Umbria), e' leva competitivita' economia
15.03.2012 - Ogm: Coldiretti attacca Clini, crea danni al 'made in Italy'
14.03.2012 - I distretti, ecco chi reagisce alla crisi e chi soffre
14.03.2012 -
14.03.2012 - A Ufa per parlare di Pmi
14.03.2012 - Made in Italy, export alimentare in Russia raddoppiato in 10 anni
13.03.2012 - Made in Italy: giovedi' a Roma manifestazione Coldiretti e associazioni
13.03.2012 - Duemiladodici, la svolta
13.03.2012 - Made in Italy: Coldiretti, al via progetto per pasta di qualita'
13.03.2012 - Mancano idraulici, falegnami, tornitori: mestieri che cercano lavoratori
13.03.2012 - Guatemala, "El Periodico" inaugura inserto sul Made in Italy
13.03.2012 - Made in Italy: vino e formaggi spingono l
12.03.2012 - Il Made in Italy è ammalato, si può curare?
12.03.2012 - Il futuro economico è nel made in Italy
12.03.2012 - Coldiretti, Marini: "Distintività, benessere e Pmi per rilanciare il Paese"
12.03.2012 - Noi, analfabeti seduti su un tesoro
12.03.2012 - Agroalimentare. Unimpresa, finanziare le imprese che producono in Italia
12.03.2012 - Il Made in Italy non è una rendita
12.03.2012 - Regione Puglia: Loredana Capone, un disegno legge per la tutela e lo sviluppo dell
09.03.2012 - Imprenditori uccisi dalla crisi: una fiaccolata per ricordarli a Milano, Torino e Firenze
09.03.2012 - Cna:
09.03.2012 - Qatar: un piccolo paese dalle grandi opportunità
09.03.2012 - Made in Italy: nel 2011 produzione occhialeria a 2,65 mld, +8,2%
09.03.2012 - Riso: Coldiretti Novara, costruire filiera del Made in Italy
09.03.2012 - Agricoltura: Coldiretti Roma premia i "Cavalieri"
09.03.2012 - Italia-Etiopia: oltre 250 incontri di business in Confindustria
08.03.2012 - Imprese della Tuscia in missione in India
08.03.2012 - Mercato positivo per le scarpe made in Italy
08.03.2012 - Il futuro economico è nel Made in Italy con i corsi dello IED e della Foil
07.03.2012 - Vino: Manzato (Veneto), Parlamento sta scavando fossa al nostro prodotto piu' esportato
07.03.2012 - L'industria pellettiera cresce, mancano tecnici specializzati
07.03.2012 - L'innovazione nelle mani: il futuro è nell'artigianato
07.03.2012 - Stefano Mai:
07.03.2012 - In Russia cresce l'interesse verso il made in Italy
07.03.2012 - Tokyo, Ambasciata d'Italia: seminario su energie rinnovabili ed efficienza energetica
07.03.2012 - Incentivi fotovoltaico 2012: a che punto siamo dopo il decreto liberalizzazioni
02.03.2012 - Il Made In Italy vola a Dubai, export oltre 4 mld di euro
02.03.2012 - Cosmesi: fatturato 'Made in Italy' 2011 a 9 mld, in rialzo del 4,6%
02.03.2012 - Contraffazione del marchio Made in Italy: Funghi secchi made in Italy di importazione Serba
01.03.2012 - Made in Italy: è in arrivo il Ddl
01.03.2012 - Made Italy/ Sindacati: Dopo abolizione Ice aspettative disattese
01.03.2012 - Lazio, Stop ai prodotti made in China: scatta il boicottaggio della Regione
01.03.2012 - Università: Le aziende entrano in Liuc
01.03.2012 - Food: Federalimentare, 127 mld fatturato previsioni non buone
01.03.2012 - l' Arena, intervista ad Alberto Bombassei: «Conosco bene la media impresa e i suoi problemi»
01.03.2012 - Food: Federalimentare, 50% aziende investira' in sviluppo
29.02.2012 - Coldiretti: 36 amministrazioni lucane in difesa del made in Italy
29.02.2012 - Moda, cresce il fenomeno del falso in provincia
29.02.2012 - Intervista a Federico Ghizzoni (a.d. di Unicredit) sull
29.02.2012 - Cantù, la Permanente Ultimo consorzio in vita
29.02.2012 - I cinesi ci comprano per venderci in Cina
29.02.2012 - Provincia di Macerata: formazione dei laureati, innovazione e sviluppo delle imprese
29.02.2012 - Tutela del Made in Italy - Task force anti-evasione: Monti fissa la strategia triennale
29.02.2012 - Rinnovabili, Gse promuove made in Italy per il Messico
27.02.2012 - Quando il Made in Italy lo difende un cinese: l'impresa di Ting a Roma
27.02.2012 - Export da record per l
27.02.2012 - La Provincia di Grosseto chiede la tutela del Made in Italy
27.02.2012 - Gli 007 italiani avvertono il Parlamento: Made in Italy a rischio colonizzazione
27.02.2012 - La birra italiana conquista i pub inglesi
24.02.2012 - «Por-Cina», funghi cinesi spacciati per made in Italy: scatta il sequestro
24.02.2012 - Mobili di design made in Italy: attenzione alle imitazioni
24.02.2012 - Industria illuminotecnica, innovazione e export trainano la ripresa del settore
24.02.2012 - Pmi: Unindustria, Made in Lazio scommette nel boom indiano
24.02.2012 - Contraffazione: in Commisione Parlamentare si studiano possibili rimedi
24.02.2012 - Pellami per arredi di lusso
24.02.2012 - Il Gioiello Made in Italy ad Hong Kong emoziona ancora
23.02.2012 - Lo scandalo del falso bio made in Italy, e i silenzi del ministero
23.02.2012 - Cresce la voglia di fare impresa
23.02.2012 - Mercati esteri, risorsa e sfida per le Pmi
23.02.2012 - Falso Made in Italy. Sequestrati duemila articoli a Monte San Giusto
23.02.2012 - Il made in Italy a passo da record
22.02.2012 - L'industria cresce grazie al Made in Italy
22.02.2012 - Macchine per il legno: il 2011 si chiude con +5,8%
22.02.2012 - La moda è ancora 'Made in Italy'. La Lombardia veste l'Europa
22.02.2012 - Etiopia, il Made in Italy scommette sul boom
22.02.2012 - Made in Italy, calzaturieri: un buon 2011, ma ci serve sostegno
20.02.2012 - Innovazione e Creatività: da dove riparte l'economia
20.02.2012 - Agroalimentare: 24 Amministrazioni si schierano in difesa Made in Italy, stop allo scippo
20.02.2012 - Ecco due o tre strade (possibili) per scegliere le aziende meritevoli
20.02.2012 - Fabbrica Italiana Vendesi
20.02.2012 - Vino italiano: nel 2011 export ai massimi storici. Persino in Cina
20.02.2012 - E.Land: ai coreani piace il made in Italy
20.02.2012 - Da Macerata a Fermo...il "grande patto" per il calzaturiero made in Italy
17.02.2012 - Coldiretti Lecce, De Serio: ''Il falso made in Italy è arrivato a 60 miliardi di euro''
17.02.2012 - A Firenze 100 imprenditori giovani laziali rivendicano ruolo da protagonista, difesa made in Italy sfida del futuro
17.02.2012 - Friuli: 500mila euro per sviluppo Distretti Industriali
17.02.2012 - Libano, il Made in Italy non conosce crisi
17.02.2012 - L'export extra-Ue apripista della ripresa
16.02.2012 - Crescita ed eccellenza in Italia sono punite, imprese sane a rischio estinzione
16.02.2012 - Distretti, 2011 fra stasi e ripresa: si fattura e si esporta di più nei territori che fuori. Difficoltà in aumento nel 2012
16.02.2012 -
16.02.2012 - Frosinone: Scoperti e sequestrati oltre 1250 capi contraffatti
15.02.2012 - Tutelare il made in Italy nel settore agroalimentare
15.02.2012 - Censis: Svecchiare i distretti industriali per rispondere alla recessione
14.02.2012 - Marzano: Forza nostro paese sono i distretti
13.02.2012 - Moda e lusso: Italia, arriva lo straniero. Sempre di più le aziende che passano la mano
08.02.2012 - Il Senato protegge il
08.02.2012 - Maltempo: calzature 'made in Italy', per neve ritardi in consegne
08.02.2012 - Distretti industriali: vitali e sempre più votati all'estero
08.02.2012 - Lavoro nero in azienda che produce per Gucci.
02.02.2012 - Contraffazione: Gdf, sequestrati 105 mln prodotti 'tarocchi' nel 2011
02.02.2012 - Made in Italy: in mani straniere marchi storici per 5 mld/anno
01.02.2012 - Fava (Lega): ''Con la contraffazione made in Italy a rischio''
31.01.2012 -
31.01.2012 - Regione Sardegna - Piccole e medie imprese: opportunità di promozione delle eccellenze del Made in Italy nel mercato brasiliano
30.01.2012 - "Io, piccolo imprenditore, sono un imbecille"
30.01.2012 - Agricoltura: Le Maire, faro' possibile contro falso Made in Italy
27.01.2012 - Yare, protocollo d'intesa tra le istituzioni: rafforzati impegno finanziario e promozionale
27.01.2012 - Lazio: Agenzia Dogane sequestra pantaloni prodotti in Tunisia
26.01.2012 - Vicenza punta a diventare capitale mondiale dell'oreficeria - Buyer stranieri in forte crescita
23.01.2012 - Proposte dell' Istituto Tutela Produttori Italiani
23.01.2012 - Importazioni-esportazioni a Pisa luglio-agosto-settembre 2011
23.01.2012 - Grana e salami tarocchi rubano incassi al made in Italy
23.01.2012 - 100 imprese agricole in meno a Modena: IMU peggiorerà situazione
20.01.2012 - La crisi reale, storie di imprenditori abbandonati dalle banche e dallo Stato
19.01.2012 - Il made in Italy in rialzo grazie ad i paesi extra europei
18.01.2012 - Made in Italy, 36 enti a Piacenza contro i falsi di Stato
17.01.2012 - Bombassei: i dieci punti per la mia Confindustria
17.01.2012 - Francia, invenzione di due bocconiani: "Bonus" al posto di Euro
13.01.2012 - C'è la crisi, cura dimagrante per i distretti
12.01.2012 - Cresce l'acquisto della moda Made in Italy on line
11.01.2012 - Made in Italy in ascesa: più spazio per i suoi esperti
10.01.2012 - Copagri: Intensificare battaglia per vero Made in Italy
10.01.2012 - A Murano la crisi rischia di far perdere un gioiello del made in italy
10.01.2012 - Olio: Coldiretti, tarocco in Cina danneggia vero Made in Italy
09.01.2012 - Rosarno: striscioni in diverse città italiane
09.01.2012 - All'estero "taroccati" 3 prodotti alimentari italiani su 4
09.01.2012 -
09.01.2012 - Mirandola, il Consiglio unanime sulla tutela del Made in Italy
09.01.2012 - Made in Italy, tiene l
Proposte ITPI per un futuro del sistema produttivo italiano
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Come ristrutturare e rendere profittevole un centro storico, come far ripartire le piccole imprese edili , come riportare il commercio nei centri stor...
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Elezioni 2013: Proposte dagli Imprenditori nel senso
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