Il sistema moda italiano si trova in una fase di trasformazione profonda, tra eredità di artigianato e nuove dinamiche digitali e globali. Al centro del dibattito, svoltosi a Milano durante la trentesima edizione del Fashion Summit, è emersa la necessità di ridefinire il valore del Made in Italy nel mercato contemporaneo.

Chi e cosa sono in gioco
Partecipanti all’evento, tra cui partner e leader del settore moda e lusso, hanno messo in luce come oggi l’utente finale — sempre più attento a autenticità, trasparenza e valori — rappresenti una leva decisiva. Le maison e i gruppi italiani sono chiamati a rispondere non solo con creatività, ma con coerenza nella filiera produttiva.

Quando e dove ha preso forma la riflessione
L’appuntamento si è tenuto il 13 novembre 2025 a Milano, presso la sede della Borsa Italiana: un momento significativo per festeggiare i trent’anni del Summit e allo stesso tempo fare il punto su un settore che evolve più rapidamente di quanto spesso si pensi. 

Perché il sistema è chiamato a cambiare
Indicazioni emerse includono la crescita dell’e‑commerce emozionale e la forte accelerazione del mercato second‑hand, che ha raggiunto un valore stimato di 227 miliardi di dollari nel 2024. Questa evoluzione mette in crisi modelli tradizionali di produzione e distribuzione, spingendo il Made in Italy a bilanciare esclusività e accessibilità, innovazione e tradizione. 

Dove si concentrano le leve del cambiamento
I partecipanti all’evento hanno sottolineato che la trasformazione riguarda tutti i canali: dai negozi monomarca — che rappresentano oggi circa l’86% dei ricavi del settore rispetto al 49% vent’anni fa — al digitale e social commerce, fino all’interazione esperienziale tra brand e consumatore. Ferramenta centrale sarà anche la filiera produttiva italiana, chiamata a rispondere con qualità e sostenibilità. 

Come orientarsi verso un modello sostenibile
Le aziende dovranno puntare su digitalizzazione, nuove esperienze di acquisto, personalizzazione e tecnologie emergenti, senza rinunciare alla manifattura italiana e alla filiera interna. Il «futuro del Made in Italy», come indicato al Summit, passa da modelli più agili e integrati, che sappiano valorizzare la qualità delle materie prime, il valore artigiano e la credibilità del marchio nel mondo. 

Impatto e prospettive
Nonostante un calo della spesa nel settore moda nei primi nove mesi del 2025 e un contesto macro‑economico incerto, emerge dai lavori del Summit una nota di ottimismo: i consumatori italiani manifestano una propensione all’acquisto di capi durevoli e di qualità. Le nuove generazioni – Millennials e Gen Z – mostrano sensibilità crescente verso materiali naturali e filiere sostenibili, anche se il prezzo rimane un vincolo importante. 

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