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2015-01-01

Le Pmi italiane investono nell

L’internazionalizzazione è una delle migliori leve per la crescita. Ne sono bene coscienti le numerose imprese italiane che sempre più accettano la sfida “estera” a denti stretti. Il made in Italy non è solo un marchio che porta alto il nome del nostro Paese, ha una valenza ancora più forte. 
 
E’ il motivo per cui ci sono schiere di investitori disposti a credere nelle nostre realtà produttive, rappresenta la spinta saggia delle nostre imprese a credere nel loro lavoro ed avere la forza per imporre i loro prodotti su mercati esteri sempre più selettivi. E’ l’anima della competitività con mercati emergenti sempre più aggressivi. 
 
A prediligere l’export sono i settori del manifatturiero e del commercio, con un incremento considerevole della vendita di macchinari industriali. Si pensi che la potenza cinese ha comprato nel primo semestre dell’anno 2,4 miliardi di euro di macchine per l’industria incidendo per il 7% sul totale delle esportazioni del settore (+ 28,3% rispetto allo stesso perdiodo dell’anno scorso).  Ma il recupero italiano si nota un po’ ovunque e in particolare sui prodotti chimici (+18,6%), tessile/abbigliamento, edilizia, agroalimentare e componenti elettromeccanico/meccaniche per cui l’Italia vanta una nota tradizione. 

Il marchio Made in Italy ha un comprovato valore economico, è addirittura il terzo marchio più noto a livello mondiale e permette alle Pmi di presidiare i mercati internazionali con elevata dignità. Animandosi sui mercati esteri, le nostre imprese ricevono incentivi (motivazionali oltre che economici) ad effettuare investimenti a favore dell’innovazione, vera parola chiave di questa annata economicamente difficile. 

Grazie ai sacrifici ma anche alla fiducia nelle proprie capacità, le imprese italiane, giovani e sedimentate hanno dimostrato di essere in grado di competere anche a fronte di budget ridotti. Ne è la riprova l’elevata crescita del settore dell’energia rinnovabile in cui l’Italia comincia ad eccellere. Le nostre imprese si sono messe in gioco, trovando spazi sulla parte infrastrutturale e sulle componenti legate al settore elettromeccanico-meccanico. La rapidità con cui le piccole imprese hanno saputo in maniera dinamica adattarsi a nuovi modelli organizzativi è stata l’arma più forte, accompagnata dalla capacità di mettere in comune il sapere e capitali, costruendo reti forti in grado di penetrare nuovi mercati, anche lontani. Infrastrutture, marketing e promozione hanno fatto il resto. 
 
Fonte: Pmi-dome
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