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2015-01-01

Made in Italy: distillati, settore che guarda sempre più all'estero

Un mondo in evoluzione, dove l'export va assumendo il ruolo di 'nuova frontiera' per i distillatori italiani. A tracciare il quadro di uno dei prodotti di nicchia del made in Italy, quello dei distillati, è AssoDistil, l'Associazione degli industriali di settore, in occasione dell'assemblea annuale che si è svolta a Roma. La crescente importanza delle esportazioni si contrappone al calo di produzione e di consumi che l'associazione ha registrato sui mercati (-10% nel 2011). E la riduzione dei volumi prodotti nel 2011 si deve alla vendemmia dello scorso anno, tra le più scarse degli ultimi decenni, con la conseguente diminuzione del vino e dei sottoprodotti da distillare.

 

"Il mondo è cambiato, soprattutto negli ultimi anni - ha spiegato Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil - e oggi l'industria dei distillati deve confrontarsi con un sistema globale aggressivo, che non perdona chi stenta ad adeguarsi".

 

 

In particolare, il comparto degli alcoli e acquaviti di origine vinica ha registrato una forte riduzione, mentre aumenta, come in tutta Europa, l'alcol da cereali. Per l'Italia, non è una novità: da alcuni anni la prima voce di produzione deriva dal cereale, seguita dagli alcoli di origine vitivinicola. Nel complesso, nel 2011 in Italia sono stati prodotti 833.00 ettanidri di alcol, -16% sul 2010 e 192.800 ettanidri di acquaviti, il 16% in meno rispetto all’anno precedente. L'acquavite di vino, segmento nel quale l'Italia è leader europeo insieme alla Spagna, si conferma quindi la prima voce in termini di export e volume, anche se in calo di circa il 30% rispetto al 2010. In controtendenza, invece, le acquaviti di frutta (+67%).

 

 

Anche la grappa mostra i segni del cambiamento: nonostante la riduzione dei volumi (-11%) rispetto all'anno precedente e la sua forte relazione con il territorio d'origine, il distillato simbolo del made in Italy è ormai entrato nel 'salotto buono' dell'agroalimentare e della ristorazione, consolidando la sua fama di prodotto raffinato per consumatori colti ed esigenti. I dati dell'export fanno registrare una performance eccellente: nel 2011 le esportazioni di grappa in bottiglia sono aumentate del 18%, mentre il prodotto sfuso è cresciuto del 37% rispetto allo scorso anno. Tra i mercati più interessanti, si segnalano Stati Uniti, Brasile, Cina e, in minor misura, la Russia.

 

 

Dal punto di vista strutturale, i dati AssoDistil descrivono un comparto caratterizzato da una forte concentrazione: sul piano della produzione il 10% delle aziende, quelle comprese nella fascia produttiva più alta, detiene il 64% della quota di produzione. E sono le prime dieci aziende per volumi di vendita a vantare oltre il 60% delle quote di mercato. La grande maggioranza delle imprese è costituita da micro e piccole realtà che, al di là dei ridotti di produzione al di sotto dei 1.000 ettanidri, rappresentano la storia e l'emblema di questo settore.

 

 

All'Unione europea, dopo la vicenda delle pratiche illegali in Francia per la produzione di acquavite, che ha colpito pesantemente i distillatori italiani, AssoDistil chiede di continuare a vigilare. "E' fondamentale che la Ue garantisca regole uguali per tutti", ha dichiarato il presidente, Antonio Emaldi. E, a proposito di Europa, è positivo il commento sulle indicazioni finora emerse in merito all'Ocm vino: "E' importante che la distillazione dei sottoprodotti della vinificazione sia stata mantenuta nell'ambito dei Piani nazionali di sostegno, secondo le modalità ora in vigore, e cioè con un aiuto per la produzione di alcol destinato ad usi industriali".

 Fonte: Adnkronos

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