DL Sviluppo, tutela made in italy: stop a italian sounding in patria
Una maggiore tutela del made in Italy agroalimentare e lotta aperta all’agropirateria. Il Dl Sviluppo sul quale la Camera ha votato la fiducia e che non dovrebbe subire modifiche nel prossimo passaggio al Senato prevede anche norme relative all’agroalimentare italiano che “vale” in termini di Pil circa 170 miliardi di euro per un fatturato derivato dalle esportazioni di oltre 30 miliardi. L’importazione e l’esportazione a fini di commercializzazione di prodotti che presentano false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine saranno puniti secondo il codice penale. Costituisce “falsa indicazione” la stampigliatura “made in Italy” su prodotti e merci non originari dall’Italia ai sensi della normativa europea. Costituisce “fallace indicazione” anche quando su un prodotto sia indicata l’origine e la provenienza estera delle merci, l’uso di segno, figure o quant’altro possa indurre il consumatore a ritenere che il prodotto la la merce sia di origine italiana. Quindi – per chi volesse “sanare” la “fallace indicazione dal punto di vista amministrativo – occorre rimuovere i segni e le figure del caso e della scritta “made in Italy”.
Ma non solo: costituisce “fallace indicazione” anche l’uso del marchio con modalità tali da indurre il consumatore a ritenere che il prodotto o la merce sia di origine italiana al fine di evitare qualsiasi fraintendimento sull’effettiva origine del prodotto. Oltre alla confisca del prodotto è prefvista una sanzione che può variare ai 10mila ai 250mila euro. Secondo quanto previsto dal Dl Sviluppo l’importazione e l’esportazione a fini di commercializzazione recanti false o fallaci indicazioni di provenienza costituisce reato ed è punita ai sensi dell’articolo 517 del codice penale. Questo vuol dire ad esempio che il produttore della "Mozzabella" australiana nominato due anni fa cavaliere del lavoro non potrà mai importare il proprio prodotto in Italia.
FONTE: ILVELINO.IT