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2015-01-01

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L’export in Umbria cresce più della media italiana ma è molto condizionato dalla «salute» dei prodotti siderurgici delle acciaierie di Terni. Vanno comunque bene sui mercati internazionali macchinari ed apparecchi, prodotti alimentari e capi di abbigliamento delle aziende umbre ma sono ancora troppo poche quelle con una vocazione internazionale. La percentuale del rapporto tra export e Pil regionale è infatti inferiore alla media nazionale. L’internazionalizzazione è però una strada obbligata per rilanciare l’economia e per creare occupazione. Dei percorsi per aiutare il «sistema Umbria» a crescere sui mercati internazionali si è discusso mercoledì nel forum promosso dalla rivista Obiettivo impresa della Camera di commercio di Perugia, che è stato anche l’occasione per evidenziare problemi comuni e proposte che riguardano l’intero sistema produttivo italiano.

Il dibattito Al dibattito hanno partecipato Geatano Fausto Esposito, direttore di Assocamerestero (l’Associazione delle Camere di commercio italiane all’estero), i presidenti delle Camere di commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, e di Livorno, Roberto Nardi, il vicesegretario generale di Unioncamere, Alessandro Pettinato, il dirigente della Regione Umbria Luigi Rossetti e l’economista e docente universitario Luca Ferrucci. Dal dibattito, moderato dal giornalista Federico Fioravanti, è emerso che occorre superare la «parcellizzazione» e frammentazione delle iniziative promozionali, favorire l’aggregazione in rete delle imprese piccole e medie ed intraprendere specifici percorsi per la formazione professionale di operatori in grado di muoversi in mercati anche culturalmente diversi. Non basta – è stato detto – limitarsi a vendere prodotti ma si deve invece puntare al radicamento delle aziende in questi mercati, scegliendo e selezionando settori ed aree specifiche sulle quali concentrare la promozione dell’Umbria.

Le iniziative Qualche risultato in questa direzione – hanno detto il presidente della Camera di commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, e il dirigente della Regione Luigi Rossetti – in Umbria è stato ottenuto con la creazione del Centro estero Umbria al quale è stata affidata la promozione della internazionalizzazione delle imprese umbre. Come nel caso delle tante iniziative e manifestazione delle quali l’Umbria sarà protagonista il prossimo anno nel Lussemburgo, un piccolo paese che è però una sorta di crocevia in una delle aree più ricche del Nord Europa. A Perugia inoltre il 15 e 16 ottobre prossimo si svolgerà il Meeting delle 76 Camere di commercio italiano all’estero con 140 uffici in tutti i continenti per promuovere il Made in Italy nel mondo. Per le aziende umbre – è stato detto – sarà una importante occasione per farsi conoscere ed attivare contatti nei mercati internazionali. Mencaroni ha annunciato anche una iniziativa della Camera di Commercio di Perugia per borse di studio da assegnare a giovani che svolgeranno un periodo di tirocinio presso gli uffici delle Camere di commercio italiane all’estero. «Saranno – ha detto Mencaroni – una sorta di avamposto dell’Umbria in quei mercati. Potranno fornire assistenza sul territorio agli imprenditori umbri e se poi torneranno in Italia con l’esperienza acquisita potranno diventare preziosi consulenti ed operatori dell’export umbro».

I numeri Stando ai numeri forniti nel corso dell’appuntamento anche nel primo trimestre di quest’anno l’Umbria ha mostrato un tasso di crescita superiore alla media nazionale: 5,8 contro il 5,5 italiano. Nel 2011 però l’aumento era stato del 13,6 per cento, con un fatturato di 3,6 miliardi che aveva consentito di recuperare pienamente la flessione subita dal 2009. Il numero delle aziende esportatrici è tornato a crescere e l’anno scorso è stato di 2.800. Erano però 3.190 nel 2002 ed erano scese a 2.424 nel 2007. L’Umbria esporta prevalentemente prodotti siderurgici, che rappresentano un terzo dell’export regionale, ma i mercati internazionali hanno apprezzato anche macchinari ed apparecchi prodotti in Umbria (l’incremento l’anno scorso è stato del 16,3 per cento), i prodotti alimentari (più 23,3 per cento nel 2011 rispetto all’anno precedente) e quelli dell’abbigliamento ed in particolare il cashmere (20 per cento). Le aziende umbre esportano soprattutto nei Paesi dell’Unione europea e nell’America del Nord.

Germania primo mercato Il primo mercato è quello della Germania, che assorbe il 16 per cento dell’export umbro, trainato da tessile ed abbigliamento e dal settore macchinari ed apparecchi. Il secondo mercato (10 per cento) è quello della Francia, dove la crescita è un po’ rallentata e che acquista soprattutto capi di abbigliamento e prodotti alimentari. Nell’America settentrionale e soprattutto negli Stati Uniti l’anno scorso la crescita dell’export è stata sorprendente (72,8 per cento) ma è dovuta soprattutto ai prodotti della siderurgia le cui vendite sono passate da 9 ad 89 milioni di euro. Aumenta l’esportazione in Russia di macchinari ed abbigliamento, marginale la presenza delle aziende umbre in Brasile mentre è crollata la vendita del settore macchinari ed apparecchi nel mercato della grande India. Flessione dell’export anche in Cina dovuta alla diminuzione della vendita dei prodotti siderurgici, mentre sono in crescita gli altri settori. Con un fatturato nel 2011 di appena 75 milioni di euro il mercato della nuova grande potenza mondiale resta marginale per l’export umbro. Per questo la Regione ed il Centro estero Umbria hanno deciso di rafforzare le iniziative promozionali in Cina a cominciare dalla partecipazione al «Beijing design fair» che si svolgerà a Pechino dal 28 settembre al 2 ottobre prossimo.

FONTE: UMBRIA24.IT

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