Se il made in Italy fa un gioco d'insieme
Meccanica, macchinari e robot. Sono da tutti riconosciuti come settori trainanti del made in Italy, con livelli di competitività pari, se non superiori, a quelli della stessa Germania. Eccellenze note, è vero. Ma a svelare un ulteriore segreto sulla vitalità (o meno, perché non possiamo scordarci anche le debolezze) dei comparti del made in Italy sarà uno studio che oggi a Milano verrà presentato da UniCredit e Prometeia. Non sarà il solito studio settoriale.
L'analisi infatti prova a "decifrare" il nostro sistema produttivo adottando una lente d'ingrandimento diversa e originale: si guarda, cioè, alle filiere, cercando di misurarne in modo oggettivo (attraverso un indicatore sintetico) il grado di competitività.
Il successo di una filiera, in buona sostanza, dipende dalla vitalità e capacità di ciascuna fase, dall'approvvigionamento all'output. È solo un esempio di come si possa staudiare la forza/debolezza dell'industria italiana da un'angolatura non tradizionale. Ma da questo approccio si può ricavare una lezione. In tempi di finanze pubbliche anemiche, di recessione quasi globale, di concorrenza spietata, anche i decisori politici potrebbero tentare nuove soluzioni per il rilancio dell'economia reale.
FONTE: ILSOLE24ORE.COM