2015-01-01
Il Made in Italy in via d
A fuggire all'estero non sono soltanto i capitali, ma anche le imprese. Non si arresta l'emorragia di aziende che sceglie di prendere baracca e burattini e riavviare la propria attività altrove. Quell'altrove si chiama Carinzia.
D'altronde, rispetto alla nostra pressione fiscale e alla lentezza burocratica, quello che offre la terra austriaca è irrinunciabile: imposta sulla società del 25% e contributi per chi fa ricerca e sviluppo fino al 60%, niente irpef e una macchina giuridica di gran lunga più snella e veloce. C'è poi il fattore evasione. Nonostante la forte campagna dello Stato che ha definito gli evasori come "italiani che frugano nelle tasche di altri italiani", i furbetti che eludono il fisco ai danni di chi invece le tasse le paga sono sempre in circolazione.Ecco allora che molte aziende, dal momento che la politica di casa nostra sembra aver dimenticato il valore delle piccole e medie imprese che tirano avanti l'economia nostrana, pur di non tirare giù la serranda preferiscono emigrare. Per il Veneto di parla di un vero e proprio esodo direzione Europa dell'Est.Oltre la Fiat, un tempo azienda fiore all'occhiello della nostra economia nonché fucina di posti di lavoro, adesso è simbolo di lotte sindacali e delocalizzazione verso la Polonia. Stessa destinazione per Ferrero e Mapei. Scelgono invece l'Ungheria la Benetton (Treviso) e la San Benedetto (Venezia). Calzedonia sbarca invece in Croazia, mentre in Repubblica Ceca da qualche anno c'è Beghelli e Candy.Siamo entrati in Europa come paese industrializzato ma le nostre imprese stanno fuggendo oltre il confine con il risultato di accrescere la disoccupazione in Italia.
FONTE: IBTIMES.COM