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2015-01-01

I costruttori edili in crisi marciano sulla Borsa

L'hanno chiamata «giornata della collera». E ammettono: «Ci arrabbiamo perché le abbiamo già provate tutte, ma senza risultato». Dopo quattro anni in apnea, la crisi resta nerissima. «Arrivati a questo punto - aggiungono - lasciateci almeno urlare tutta la nostra rabbia». Sono i lavoratori dell'edilizia di Milano. Non solo manovali: anche architetti, impiegati, agenti immobiliari. In tutto 20 le associazioni di categoria che si sono unite oggi per protestare con un'unica voce: da Assimpredil ad Assolombarda, passando per le associazioni degli artigiani fino ad arrivare al Collegio dei geometri e all'Unione dei costruttori di serramenti.

In centinaia hanno protestato mercoledì mattina a Milano, in piazza Affari. E hanno deposto a terra novemila caschetti gialli, di quelli che indossano i lavoratori dei cantieri. Un gesto simbolico. Per attirare l'attenzione del territorio su una crisi devastante, che sembra non finire più. In cinque anni le associazioni del settore stimano che nella filiera delle costruzioni si siano persi 550 mila posti in Italia, di cui almeno un decimo (quindi 55 mila) in Lombardia.

«Quasi 2.300 imprese (il 28% del totale) hanno chiusoi battenti - fa il punto Stefano Fugazza, presidente dell'Unione artigiani di Milano -. Significa che qui, nel nostro territorio, quasi 20 mila famiglie si sono trovate in difficoltà». I lavoratori dell'edilizia temono di essere invisibili. «La città si mobilita quando un'azienda entra in crisi - continua Fugazza -. Pochi hanno chiaro che la crisi nel nostro settore ha chiuso l'equivalente di tutti i punti vendita Carrefour d'Italia o del gruppo Fininvest». «Non siamo mai scesi in piazza. Se lo facciamo oggi è perché non vediamo prospettive per il 2013 e nemmeno per il 2014», interviene Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil Ance. La collera è comprensibile. Ma contro chi? E per fare che cosa? «Abbiamo articolato una serie di proposte e scritto un manifesto del settore - risponde De Albertis -. Il Paese deve tornare a credere nella necessità di avere infrastrutture moderne. Non solo. Le nostre città hanno scuole e ospedali fatiscenti: sarebbe ora di intervenire, a vantaggio del nostro settore certo, ma soprattutto della collettività». L'elenco continua con richieste che i costruttori portano avanti da anni: meno burocrazia, pagamenti più veloci da parte del settore pubblico, politiche di sostenibilità ambientale.

Alla manifestazione sono mancati soltanto il mondo dellacooperazione e il sindacato. «Siamo stati invitati con un anticipo molto ridotto e un documento già definito, ma non è questo l'unico motivo per cui non abbiamo aderito», spiega Francesco Bianchi, segretario generale della Filca Cisl di Milano e Magenta. «Nel testo che ci è stato sottoposto c'era un accenno alla possibilità di togliere i vincoli che negli appalti pubblici impongono di accorciare la catena degli appalti - entra nel merito Bianchi -. E anche qualche insofferenza rispetto al principio della responsabilità in solido di chi appalta rispetto al pagamento degli stipendi lungo la filiera. Così non va».
Sindacato e imprese del settore avranno motivi di confronto una volta chiusa la protesta.

FONTE: CORRIERE.IT

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