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2015-01-01

Eccellenza, qualità e innovazione spingono il tessile made in Italy

Grande attenzione ai mercati in espansione, come Cina e Hong Kong e ad una nuova generazione di consumatori digitali. Sono queste le chiavi di «un successo che fa bene all’Italia», come sintetizza Silvio Albini, presidente di Milano Unica, e in cui è emerso un messaggio positivo per un comparto che vale ancora un fatturato da 8 miliardi di euro, nonostante le difficoltà che devono affrontare le imprese italiane, dovute ai costi e alla debolezza del mercato domestico ed europeo. A Fieramilanocity c’erano 417 espositori contro i 440 della scorsa edizione, su una superficie espositiva di 62.200 mq, con un’affluenza di 19mila visitatori e un incremento del 5,5% rispetto all’edizione del 2012 così ripartita: Francia (+35%), Gran Bretagna (+30%), Cina (73%), Honk Kong (+109%) e Federazione Russa (+28%). Grazie a questi dati positivi, la tessitura italiana potrà continuare a dare un contributo all’attivo della bilancia commerciale dei settore pari al 40% del totale. All’inaugurazione oltre al Presidente di Milano Unica Silvio Albini e a Michele Tronconi, Presidente di Sistema Moda Italia, e ai componenti del Comitato di Presidenza era presente un super ospite, Paul Smith, stilista inglese di fama mondiale, frequentatore di questa fiera. Silvio Albini rimarca l’importanza di questa manifestazione dove sono presentati prodotti di eccellenza ed emerge la qualità del know-how italiano. Aziende prestigiose come il Lanificio Zegna, Loro Piana, Reda e Albini. «L’importanza dell’incremento delle presenze è motivo di grande soddisfazione per gli espositori che lavorano per il successo del Salone Italiano del Tessile. Un importante segnale per la tessitura italiana ed europea. La presenza dei confezionisti italiani e dei buyer internazionali, provenienti dai Paesi per noi strategici, ci aiuta a guardare con maggior ottimismo al futuro. Tutto questo, va detto, in assenza di un qualsiasi intervento a sostegno della competitività del nostro comparto da parte dei Governi che si sono succeduti nel tempo. Per ora dobbiamo continuare a contare sulle nostre forze, rafforzando la nostra presenza sui mercati internazionali, posizionandoci nelle fasce medio alte. In Italia non si può più produrre commodities ma specialties, ovvero prodotti che si differenziano per innovazione, creatività, qualità, servizio al cliente e capacità di comunicazione: i veri valori del made in Italy nel mondo». C’è un incremento per la seta e la stampa (Como) e la lana (Biella). Soffre il cotoniero e quello liniero. Tra i mercati in maggiore espansione, la Cina, che per i tessuti è il quinto mercato di sbocco e, sommata ad Hong Kong, il secondo. «Milano Unica ha investito tantissimo sul mercato cinese — continua Albini — portando 128 aziende italiane (+35%) per la terza volta a Pechino e Shanghai, con un padiglione di grande immagine all’interno di Textile (dal 27 al 29 marzo). Ci sono mercati tradizionali, come gli Stati Uniti, che sono in un buon momento. Bisogna fare attenzione ad alcuni paesi dell’Africa, ricchi di risorse naturali. All’India e al Brasile. Puntare su innovazione, qualità ed eccellenza, affrontando le sfide del mondo digitale. I consumatori sono giovani, digitali, hanno potere di acquisto e sono sempre più attenti alla qualità e all’innovazione. Credo che sia arrivato il momento di far evolvere le nostre aziende da prodotto a marchio». Nella foto sopra Silvio Albini, presidente di Milano Unica, la mostra del tessile italiano.

FONTE: REPUBBLICA.IT

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