Buona squadra, darò tutto Rimettiamo in moto il Paese
La prima frase del sindaco: sento il peso della responsabilità.
VENEZIA - «Dobbiamo rimettere in moto l' Italia e portare il Paese fuori dall' emergenza». Queste le prime parole dell' oramai ex sindaco di Padova Flavio Zanonato, pochi minuti dopo la nomina come nuovo ministro dello Sviluppo economico nella squadra di governo messa a punto da Enrico Letta. Zanonato, di ritorno da Agordo dove si era recato per alcuni giorni di vacanza con la famiglia, ieri ha preferito evitare i giornalisti, ritardando (strategicamente) il suo ritorno in città dalla montagna con un' improvvisa cena tra amici sulla via di casa. Ci sono rimasti male i cronisti, che l' hanno atteso sotto la pioggia battente davanti al portone della sua abitazione fino a notte, ed anche i militanti ed i vertici del Pd di Padova, che nella sede di via Beato Pellegrino avevano allestito nel giro di un' ora una piccola festicciola con brindisi, rimasta però senza il protagonista principale. Ad ogni modo, nelle laconiche dichiarazioni rilasciate tra una telefonata di congratulazioni e l' altra, il nuovo «ministro delle imprese» Zanonato ha voluto puntare subito la sua attenzione su quella crisi che, da uomo del Nordest, conosce fin troppo bene: «Credo sia necessario che questo governo riesca a portare fuori il Paese dalla situazione di emergenza economica che sta creando danni molto pesanti al tessuto delle imprese ed alle famiglie. Come ho detto anche nel discorso tenuto a Padova per il 25 aprile - ha poi aggiunto - la macchina democratica si è rimessa in moto. Ora serve rimettere in moto l' Italia. Sento il peso di una responsabilità così delicata ma credo che con il concorso di tutti sapremo fare un lavoro utile per il Paese». Certo lo Sviluppo economico è un dicastero sotto i riflettori, nel bene e nel male, ambìto da nomi altisonanti tanto del Pd quanto del Pdl (uno su tutti: Renato Brunetta), e lo stesso neo ministro ammette in una telefonata a Corriere.it che sì, «in effetti mi era stato prospettato l' ingresso nel governo, mi avevano detto che c' era il mio nome, ma non per questo ministero». Dopo aver tentato di svicolare anche questo contatto («Scusatemi ma attendo una telefonata dal Quirinale, mi hanno chiesto di tenere libero il telefono, mi hanno anche mandato un messaggio»), Zanonato ha quindi concesso: «Mi darò da fare con tutte le mie forze, si tratta di un ministero importante, tra quelli fondamentali per il Paese». Quindi un giudizio positivo sui futuri colleghi nell' esecutivo nato dalle larghe intese: «Mi sembra complessivamente una buona lista, ho visto che ci sono parecchie figure di qualità». E mentre la sua bacheca su Facebook si riempie di messaggi di complimenti e di esortazioni benauguranti, il ministro si prepara ad affrontare una ridda di sfide particolarmente faticose, aggravate dalle attese che il mondo produttivo nutre verso chi si presenta come «uomo del fare» sensibile alle istanze del Nord. Il nodo dei pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione, innanzitutto, sbloccato ma ancora lontano dall' essere risolto, le aggregazioni tra piccole e medie imprese, la lotta alla contraffazione e la tutela del made in Italy, il credito d' imposta per l' innovazione, la diffusione della banda larga ed il superamento del digital divide , il costo eccessivo dell' energia (elettricità e gas in particolare), gli incentivi per le start up, soprattutto quelle giovanili e femminili, le liberalizzazioni e le semplificazioni. L'agenda che si ritroverà sulla scrivania Zanonato già da oggi, giorno del giuramento al Quirinale, è quanto mai fitta. Si vedrà se la pluriennale esperienza amministrativa in Comune lo aiuterà a sbrogliare la matassa meglio di come ha fatto chi lo ha preceduto.
Marco Bonet
[fonte: Corriere del Veneto]