I consumi di vino crollano ai minimi dal 1861
Il vino made in Italy cresce all'estero, aumenta il fatturato e l'occupazione. Eppure sul fronte interno crollano i consumi. A far da contraltare allo studio di Mediobanca sull'industria del vino, arrivano i dati della Coldiretti secondo cui gli acquisti delle famiglie italiane sono scesi del 7 per cento nel 2013 al minimo storico dall'Unità d'Italia: lo scorso hanno sono stati bevuti lunga la Penisola 22 milioni di ettolitri, meno di quanto hanno fatto negli Stati Uniti e in Francia.
Di più. Sul fronte del vino rosso, Italia e Francia sono state addirittura superata dalla Cina che è diventata il maggior consumatore mondiale nel 2013 pur non avendo produzioni di livello e una tradizione consolidato come quella del Vecchio continente. Eppure l'ex impero celeste ha registrato un incremento record del 136 per cento rispetto al 2008, mentre nello stesso periodo si è verificato un calo del 18 per cento in Francia e del 5,8 per cento in Italia.
Colpa della crisi dice la Coldiretti. Colpa della crisi e della recessione che hanno spinto gli italiani a rinunciare a un bicchiere su quattro: il consumo medio è sceso a 37 litri l'anno, solo il 21 per cento beve vino tutti i giorni e quasi la metà non lo beve mai. Sul piano della produzione, poi, nel 2013 per la prima volta la Spagna ha sorpassato l'Italia ed è diventata il primo produttore mondiale di vino e mosti lasciando rispettivamente all'Italia e alla Francia il secondo ed il terzo posto del podio. "Nonostante il settore del vino abbia affrontato una grave crisi dei consumi interni - afferma il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo - ha saputo creare reddito e occupazione in Italia perché ha saputo puntare sulla qualità, sulla distintività e sul legame con il territorio creando le condizioni per una valorizzazione sul mercato nazionale ed estero dove è diventato simbolo del Made in Italy".E in questo senso si inserisce anche l'operazione del Gruppo Lunelli, proprietario della spumante Ferrari, che ha rilevato il 50% di Bisol, storica cantina di Valdobbiadene. L'ingresso nel capitale è avvenuto attraverso un aumento di capitale destinato a finanziare un nuovo piano di crescita: "E' un operazione coerente con il nostro progetto di creare un gruppo dell'eccellenza del bere italiano" ha commentato Matteo Lunelli, amministratore delegato del Gruppo.
Fonte: Repubblica.it