Obbligatorietà del "MADE IN" in Europa
Il 28 Maggio è stata indetta la riunione del consiglio
per deliberare sull'obbligatorietà al "MADE IN" in Europa.
La proposta oggi in atto è quella obbligare il made in solo per alcuni prodotti e solo per quelli importati.
La delibera dovrebbe prevedere l'obbligatorietà del madein su tutti i prodotti importati ed anche quelli realizzati in Europa.
Qualsiasi altra decisione non ha senso e dimostrerebbe ancora una volta che le ragioni dell'Europa Manifatturiera verrebbero disattese.
Su varesenews.it leggiamo:
«E’ una battaglia che stiamo combattendo anche adesso, mentre io sono qui a parlare con voi». Non usa giri di parole il Ministro Maurizio Martina durante l’assemblea nazionale di Confartigianato per spiegare quello che sta facendo il governo italiano per obbligare le imprese che operano in Europa ad indicare la provenienza dei loro prodotti, il cosiddetto made in. «Non è una battaglia facile», ammette Martina ma in questo scontro il governo italiano è pronto ad usare tutti gli strumenti a sua disposizione «anche imponendo il nostro veto alla decisione del 28 maggio».
La Commissione europea ha infatti recepito uno studio tecnico sui costi decidendo così di sottoporre al Consiglio dei ministri Ue della Competitività (previsto appunto il prossimo 28 maggio) l’obbligo di indicare la provenienza dei prodotti ma solo in alcuni settori. Ed è proprio la decisione su quali prodotti inserire a quali no a scaldare le associazioni di categoria e i governi. Da un lato quelli del Nord Europa premono per una lista ristretta temendo di venir danneggiati eccessivamente mentre i paesi mediterranei, Italia in testa, cercano di espandere la lista a tutti i prodotto delle loro PMI.
Una battaglia che agita anche gli artigiani. «Oggi tutti celebrano il made in Italy ma quello vero non è un’etichetta attaccata su prodotti realizzati chissà dove» ha spiegato il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti nella sua relazione ricordando che «il valore artigiano è quello che si realizza in Italia, con il lavoro italiano, con un’identità ben precisa e riconoscibile delle materie prime e delle fasi di produzione». Proprio per questo Merletti denuncia «il continuo rinvio dell’approvazione del regolamento comunitario sul made in» che testimonia «scarsa attenzione e scarso orgoglio da parte delle istituzioni europee che, invece, dovrebbero valorizzare la qualità produttiva delle imprese del nostro continente»