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2015-06-30

Cresce la voglia del Made in Italy, le ricerche Google segnano un +22% negli ultimi 3 anni

Il marchio Italia ha visto crescere le ricerche su Google, negli ultimi tre anni, del 22%, restando un punto di forza nel Mondo, sinonimo di creatività, qualità e bellezza.
Lo rileva il rapporto Italia - Geografie del nuovo "made in Italy" di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, presentato, oggi, a Treia (Macerata) nella sessione di apertura del XIII seminario estivo. Il rapporto ha il patrocinio dei ministeri degli Affari Esteri, delle Politiche Agricole, dei Beni Culturali, dell'Ambiente e di Expo Milano 2015 e porta in viaggio tra i tanti talenti italiani.
L'Italia, dunque, sa essere innovativa, versatile, creativa, reattiva, competitiva e vincente soprattutto sui mercati globali, tanto da esprimere quasi mille prodotti con saldo commerciale attivo da record, nonostante i sette anni di crisi. Un risultato di tutto riguardo, raggiunto grazie a una scelta decisa sulla qualità. E in linea con il nostro primato sul fronte dell'avanzo commerciale il nostro Paese e' uno delle cinque nazioni che vanta un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari.

In compagnia di grandi potenze industriali come Cina, Germania, Giappone e Corea. Una leadership che ci parla di qualità crescente riconosciuta alla nostra manifattura. Non a caso dall'introduzione dell'euro l'Italia ha visto i valori medi unitari dei suoi prodotti salire del 39 per cento, facendo meglio di Regno unito (36%) e Germania (23%).

Dati supportati anche dalle tendenze rilevate da un recente sondaggio Ipsos secondo cui circa l'80% degli statunitensi e dei cinesi riconosce nel made in Italy un grande valore.
In Italia due italiani su tre sono disposti a pagare un sovrapprezzo per avere prodotti 100% made in italy. Tendenza che si riscontra sui mercati globali, specie in paesi come Giappone, Emirati Arabi, Usa, Russia e Brasile.

Il rapporto Italia - Geografie del nuovo made in Italy, senza nascondere le difficoltà del mercato interno, misura la competitività del sistema produttivo interno non con parametri 'tradizionali' come la quota di mercato detenuta sull'export mondiale, ma con un nuovo indicatore capace di cogliere e leggere in modo assai più fedele e puntuale quanto si muove nella nostra economia: la bilancia commerciale dei singoli prodotti. Vuol dire che se pensiamo al mercato globale come a un'olimpiade, ai prodotti come discipline sportive in cui vince chi ha un export di gran lunga superiore all'import, l'Italia arriva a medaglia quasi mille volte. Fanno meglio di noi solo Cina, Germania e Stati Uniti. "Mentre la crisi sembra finalmente allentare la sua presa sul Paese - commenta Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola - è ancora più importante avere un'idea di futuro, capire quale posto vogliamo che l'Italia occupi in un mondo che cambia. Più che in passato, mi piace dire che l'Italia deve fare l'Italia, rispondendo ad una domanda che aumenta ed è confermata dai dati sull'innalzamento delle ricerche sul maggiore motore di navigazione internet, e puntare sui talenti che il mondo le riconosce: bellezza, qualità, conoscenza, innovazione, territorio e coesione sociale che sempre più incrociano la frontiera della green economy. Talenti che ci consegnano le chiavi della contemporaneità e delle sfide del futuro perché assecondano la voglia crescente di sostenibilità dei consumatori e danno risposte ai grandi cambiamenti negli stili di vita e nei modelli di produzione. E' così che il nostro Paese - conclude Realacci -, già oggi, può declinare quel 'rifiuto dello scarto' e quell'attenzione alle cose e alle persone del creato che papa Francesco mette al centro della sua enciclica Laudato si'".

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