Il paese salvato dagli artigiani volontari delle antiche botteghe
ALESSANDRIA – È oro, il lavoro di Miriam: quello dei sogni, mani che plasmano e riplasmano bellezze metalliche. Lo ha trovato a 26 anni, lasciando la sua Genova per una valle sperduta a mezz’ora di tornanti dalla crisi.
“Altrove – racconta – non avrei avuto le stesse opportunità”.
La bottega orafa, qui, gliel’hanno data chiavi in mano. Gratis, bollette escluse. Il progetto è nato tre anni fa: un paesino a rischio spopolamento, San Sebastiano Curona, provincia di Alessandria, un’associazione e una ventina di artigiani trasferitisi in blocco. La prova che i “vecchi mestieri” sono sempre meno vecchi, alla periferia del triangolo post-industriale e in tutto il Belpaese. L’idea di fondo è “puntare sull’artigianato tradizionale come modello di sviluppo sociale” spiega Marina Giocanda dell’associazione Artinfiera: uno sviluppo “sostenibile che crea valore aggiunto sia per il territorio che per la qualità dei prodotti”.Il bello è che ci stanno riuscendo. Dal 2013 sono già 25 gli artigiani che hanno aperto bottega. Si va dall’artigiana della Val d’Aosta che lavora la seta di Como al falegname, c’è chi intaglia, chi scolpisce, chi è specializzato in tinture.
Arrivano da tutto il Centro-Nord, per un’estate o solo tre giorni: questo weekend erano un centinaio, per la dodicesima edizione di Artinfiera. Molti rimangono tutto l’anno, come Miriam:
“Può sembrare una scelta controcorrente per una laureata in design. Ma in realtà, ho trovato un incubatore ideale”.
[fonte: corriere.it]