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2015-10-07

Pomodori cinesi MADE IN ITALY da noi no ma in Africa

ROMA –  Il concentrato di pomodoro cinese ”esiste ma arriva in Italia solo per essere destinato ai mercati esteri”, mentre sono italiani il 98,5% dei pomodori utilizzati per passate, polpe e pelati: così l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali (Anicav) risponde all’allarme lanciato dalla Coldiretti circa l’aumento dell’import di pomodoro cinese pari al 520%. E’ ”una ‘leggenda metropolitana’ che sta creando danni alla filiera e panico tra i consumatori”, rileva l’Anicav in una nota.

In Italia conserve solo da pomodoro fresco italiano. “Passate, polpe e pelati – prosegue l’associazione – rappresentano il 98,5% dei pomodori che arrivano sulle nostre tavole, ed è tutto italiano. In Italia il consumo del concentrato è solo l’1,5% di tutti i derivati”. L’Anicav si dice quindi ”pronta a sedersi a un tavolo con produttori e trasformatori per far valere, dati alla mano, la trasparenza con cui da sempre operano le nostre aziende e condannare fermamente ogni tipo di frode”. Per il presidente dell’associazione, Antonio Ferraioli, ”il concentrato cinese esiste, ma arriva qui in ‘temporanea importazione’ – un regime doganale favorevole definito Tpa (traffico di perfezionamento attivo)”.

Concentrato cinese solo in Africa (ma con marchio made in Italy?).  In “regime temporaneo” significa, tecnicamente, che viene aggiunto dell’acqua, inscatolato in confezioni più piccole e venduto fuori dall’UE (in genere nei mercati africani). E’ vero che serve, specie in Africa, per prodotti tipo ketch-up, ma il passaggio in Italia suggerisce utilizzazioni più in linea con la tradizione nostrana su conserve e pelati. Leggenda metropolitana l’inchiesta delle Iene, leggenda metropolitana l’allarme della Coldiretti? Leggenda metropolitana l’inchiesta a Napoli sulle contraffazioni e sulle mense scolastiche campane dove veniva distribuito cibo avariato frutto del business?

Pomodori cinesi: porto di Salerno crocevia business nero. Le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina sono aumentate del 520% ed entro la fine dell’anno potrebbero raggiungere 90 milioni di chilogrammi, pari a circa il 10% della produzione nazionale: lo rileva la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al primo semestre 2015, lanciando l’allarme sui rischi legati alla mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza.

”Dalla Cina – rileva la Coldiretti in una nota – si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro”. La Coldiretti osserva inoltre che la ”maggioranza degli sbarchi avviene nel porto di Salerno, in Campania, come evidenziato dal rapporto Agromafie”, elaborato dall’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura, con Eurispes e la stessa Coldiretti.

[fonte: blitzquotidiano.it]

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