Indagine subappaltatore Burberry: scattano due arresti
Sfruttavano lavoratori immigrati provenienti da vari Paesi, tra cui Cina, Pakistan e Bangladesh, facendoli lavorare fino a 14 ore al giorno per poco più di 3 euro l'ora per realizzare borse per un fornitore di Burberry: con queste accuse la Guardia di Finanza di Firenze ha arrestato una coppia di imprenditori cinesi.
Secondo quanto riferito dall'agenzia Reuters, il gruppo britannico di moda, che non è accusato di alcun illecito, non ha per ora rilasciato dichiarazioni sul caso.
Il mandato di cattura, visionato dall'agenzia di stampa, precisa nei dettagli le accuse contro gli imprenditori arrestati, indicando che gestivano un'azienda di pelletteria con sede alla periferia di Firenze chiamata Samipell Srl, che lavorava come subappaltatore di Tivoli Group SpA, un fornitore di Burberry.
L’inchiesta fiorentina arriva a poche settimane di distanza da un'altra, condotta però dalla Guardia di Finanza di Prato (città dove risiede una delle più grandi comunità cinesi d'Europa), la quale il mese scorso ha posto agli arresti domiciliari due cittadini cinesi con l'accusa di aver sfruttato lavoratori cinesi e africani per realizzare borse di lusso di Chloé.
Secondo Il Sole 24 Ore in quell'occasione l’azienda subfornitrice era Serena, di Poggio a Caiano, e anche in questo caso il marchio che fa capo a Richemont non aveva voluto commentare l'accaduto.