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2015-01-01

AGROMAFIE: COLDIRETTI-EURISPES, "MADE IN ITALY" FALSI PER 60 MLD

Prodotti alimentari famosi in tutto il mondo. Con nomi di marchi che 'suonano' italiani, ma che italiani non sono affatto. E' l'"italian sounding" l'ultima, remunerativa frontiera della contraffazione dei cibi made in Italy: a livello mondiale, secondo il primo Rapporto Eurispes-Coldiretti sui crimini agroalimentari, il giro d'affari supera i 60 miliardi di euro l'anno (164 milioni al giorno), cifra 2,6 volte superiore rispetto all'attuale valore dell'export nostrano di prodotti agroalimentari, pari a 23,3 miliardi di euro nel 2009. I "pirati" agroalimentari usano denominazioni geografiche, parole, immagini, slogan e ricette che si richiamano al Belpaese per pubblicizzare e commercializzare prodotti che non hanno nulla a che fare con la realta' nazionale. Gli esempi sono innumerevoli e si differenziano "sia per natura merceologica, sia per paese di origine": se il Parmesan e' la punta dell'iceberg diffuso in tutto il mondo, c'e' anche il Romano prodotto nell'Illinois con latte di mucca anziche' di pecora, il Parma venduto in Spagna senza alcun rispetto delle regole del disciplinare del Parmigiano Reggiano o la Fontina danese e svedese molto diverse da quella della Val d'Aosta, l'Asiago e il Gorgonzola statunitensi o il Cambozola tedesco, imitazione grossolana del formaggio con la goccia. La lista e' lunga anche per i salumi, con la presenza sulle tavole del mercato globale di pancetta, coppa, prosciutto Busseto Made in California, ma anche di falsi salami Toscano, Milano e addirittura di "soppressata" calabrese, tutelata dall'Ue come prodotto a denominazione di origine. Non mancano casi di imitazione tra i prodotti simbolo della dieta mediterranea come il Pompeian olive oil che non ha nulla a che fare con i famosi scavi, ma e' prodotto nel Maryland, o quello Romulo prodotto dalla Spagna con la raffigurazione in etichetta di una lupa che allatta Romolo e Remo. Spaghetti, pasta milanesa, tagliatelle e capellini milaneza prodotti in Portogallo, linguine Ronzoni, risotto tuscan e polenta dagli Usa e penne e fusilli tricolore Di Peppino prodotti in Austria sono alcuni esempi di primi piatti taroccati; mentre tra i condimenti risaltano i San Marzano, pomodori pelati "grown domestically" in the Usa o i pomodorini di collina cinesi e la salsa bolognese dall'Australia. (AGI) - Roma, 21 giu. - "Gli effetti economici diretti dell'italian sounding sulle esportazioni di prodotti agroalimentari autentici - si legge nel Rapporto - si traducono, inevitabilmente, in effetti indiretti sulla bilancia commerciale, in costante deficit nell'ultimo decennio (3,9 miliardi di euro nel 2009): per giungere ad un pareggio della bilancia commerciale del settore, ad importazioni invariate, sarebbe sufficiente recuperare quote di mercato estero per un controvalore economico pari al 6,5% dell'attuale volume d'affari dell'italian sounding". Nel 2009 il settore dell'industria alimentare italiana ha registrato un fatturato complessivo di 120 miliardi di euro, mentre quello agroalimentare propriamente detto, silvicoltura esclusa, ha registrato un fatturato di 34 miliardi: il giro d'affari complessivo si aggira su circa 154 miliardi, il 10% del Pil. Ma il 33% della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati, pari a 51 miliardi di euro di fatturato, derivano da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio made in Italy, in quanto la legislazione lo consente, nonostante esse possano provenire da qualsiasi parte del pianeta. In pratica, almeno un prodotto su 3 del settore agroalimentare importato in Italia viene trasformato nel nostro Paese e poi venduto sul nostro mercato interno e all'estero con il marchio made in Italy: fanno almeno 9 miliardi di euro, nel solo 2009, spesi per importare dei prodotti alimentari esteri poi rivenduti come prodotti nati in Italia.
Fonte: AGI
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