Plauso della Coldiretti alla GdF sul sequestro dell
Coldiretti Puglia esprime in una nota un “plauso per l’ennesima operazione, chiamata ‘The good of Italy’, condotta dalla Guardia di Finanza (di Taranto ndr) a tutela del ‘made in Italy’ agroalimentare”. Le Fiamme Gialle hanno scoperto che due ditte del nord barese hanno commercializzato ed esportato in Giappone negli ultimi tre anni circa 330mila litri di olio extravergine di oliva spacciandolo come italiano mentre invece era tunisino. Arrestati due rappresentanti legali di altrettante società olearie di Terlizzi. “Circa 2.000.000 quintali di olio, quasi pari alla produzione regionale – spiega il presidente di Coldiretti Pietro Salcuni – sono importati ogni anno per essere miscelati con quello del nostro territorio, mentre sfuggono ad ogni possibile calcolo le importazioni di olio, non di oliva, che si trasformano nel prezioso oro pugliese, così come dimostrato dall’ottima attività investigativa degli organismi di controllo. Con ben 4 bottiglie su 5 in vendita che contengono extravergine straniero ma sembrano Made in Italy perchè l’etichetta è praticamente illeggibile, è importante l’intensificazione dei controlli per garantire la trasparenza dell’informazione sui mercati nazionali ed esteri”. Il direttore dell’organizzazione Antonio De Concilio ricorda come “anche il Consiglio regionale pugliese si è espresso pochi giorni fa, su nostra sollecitazione, con un ordine del giorno a tutela del made in Italy e contro l’utilizzo di risorse pubbliche per il finanziamento di impianti per la produzione agroalimentare di falsi ‘made in Italy’. E’ indispensabile evitare che continuino ad essere secretati i dati relativi alle importazioni dei prodotti agricoli nei nostri territori, addirittura nei confronti degli Organi di Controllo”. “E’, inoltre, assolutamente necessario che l’attività di controllo sia accompagnata da un sistema sanzionatorio più rigido che preveda, per coloro che si macchiano di reati contro la sicurezza alimentare, pene pecuniarie molto elevate fino ad arrivare alla detenzione e alla confisca di beni mobili ed immobili che, come già avviene per i beni sottratti alla criminalità organizzata di stampo mafioso, potrebbero essere assegnati a cooperative e/o associazioni onlus per la produzione, la trasformazione e la commercializzazioni di produzioni agricole ed agroalimentari tipiche di qualità”, conclude.
Fonte: Corrieredelgiorno.com