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Con una battuta, si potrebbe dire che il decreto salva Italia di Monti ci ha riportato, oltre all’ICI, anche l’ICE. Nel testo del decreto, diffuso dopo la firma al Quirinale, infatti, all’articolo 22, i comma dal 6 al 9 (che alleghiamo di seguito) sono interamente dedicati alla rinascita dell’ICE con il nuovo nome di “ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane”.
Abbiamo già scritto, parlando degli Stati generali del commercio estero dello scorso ottobre, del fatto che, poche settimane dopo la soppressione del vecchio ICE (a partire dal 17 luglio con la legge 111/11, cioè la manovra finanziaria di luglio), spesso vituperato da tutte le nostre aziende esportatrici, è scoppiata la febbre della nostalgia per l’ente di promozione del nostro commercio estero. Certo, per certi versi un costoso carrozzone burocratico, ma comunque meglio del deserto creatosi con la sua dissoluzione. Tanto che lo stesso governo Berlusconi, nelle sue ultime scintille di vita, ha cercato di riproporlo. La soluzione proposta dal governo Monti però e diversa, e recepisce – vedremo come – alcune preoccupazioni del mondo delle imprese, ed anche un diverso assetto dell’esecutivo.
La nuova Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane è un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, sottoposta ai poteri di indirizzo e vigilanza del Ministero dello sviluppo economico, che li esercita sentiti, per le materie di rispettiva competenza, il Ministero degli affari esteri ed il Ministero dell’economia e delle finanze. Le sue finalità sono quelle di sviluppare l’internazionalizzazione delle imprese italiane e la commercializzazione dei beni e dei servizi italiani nei mercati internazionali, e di promuovere l'immagine del prodotto italiano nel mondo.
Fonte: First Online