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2015-01-01

I Distretti Italiani? Battono la Germania

Non ditelo ad Angela Merkel ma i distretti del made in Italy continuano a crescere nelle esportazioni più della sua Germania. Nel terzo trimestre dell' anno in corso il manifatturiero tricolore e glocal ha infatti fatto segnare un +8,2% rispetto al corrispondente periodo del 2010 mentre i celebratissimi tedeschi si sono fermati a +7,5%. È chiaro che entrambi i sistemi stanno perdendo velocità (nei trimestri scorsi gli incrementi erano misurabili a due cifre) ma riescono comunque a strappare performance da sogno in una fase che tutti giudicano pre-recessiva. Più Reno meno Cina A trainare l' ennesima coraggiosa cavalcata del made in Italy sono, con risultati diversi tra loro, tre settori su tutti: il metalmeccanico, l' abbigliamento-moda e l' agroalimentare. Non ha lo stesso slancio il sistema casa-arredo che paga la stasi del mercato delle costruzioni e la fiscalità che si è abbattuta in Europa sugli immobili. A rendere possibile l' incredibile risultato dell' export italiano è ancora la capacità di tener botta nei tradizionali mercati renani a cui si accompagnano buone prove nei Paesi emergenti. Il terzo trimestre del 2011 si segnala però per un imprevisto rallentamento della penetrazione italiana in Cina, dando così ragione a chi nei mesi scorsi aveva messo in guardia dai facili entusiasmi. Sono questi i dati e i principali rilievi che emergono dal Monitor dei distretti curato dal Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. Meccanica di processo Se il settore metalmeccanico primeggia, i territori che se ne giovano di più sono Brescia con il suo distretto dei metalli, Lumezzane con rubinetti e pentole (un distretto che era stato dato per morto almeno un paio di volte!), la metalmeccanica di Lecco, la meccanica strumentale di Vicenza e il distretto delle caldaie di Verona. Se insieme ai dati congiunturali riferiti all' ultimo trimestre 2011 osserviamo più in generale gli anni della grande crisi (dal 2008), è la meccanica di processo che si conferma come lo zoccolo duro del manifatturiero italiano, e meritano una menzione il territorio di Bologna per l' imballaggio, Varese per la meccanica strumentale, ancora Brescia per le macchine tessili e per la plastica. «Sicuramente le performance della meccanica di processo appaiono più solide e durature, mentre il fatturato dei metalli si è giovato di un recente aumento dei prezzi» commenta Fabrizio Guelpa di Intesa Sanpaolo. Moda e agroalimentare Subito dopo i meccanici, sul podio dell' export più vivace sale il sistema moda, i cui incrementi di vendite all' estero viaggiano, rispetto a un anno fa, attorno al 10%. Protagonisti del risultato positivo il polo fiorentino della pelle, gli articoli di pelle e calzature di Arezzo, il tessile di Biella, la maglieria di Carpi, la concia di Arzignano, le calzature di Fermo e quelle della Riviera del Brenta. Basta leggere questi nomi per accomunarli a Lumezzane e a verdetti negativi espressi con troppo anticipo o supponenza. Evidentemente in diversi di questi casi le aziende distrettuali hanno saputo ristrutturarsi e innovarsi per restare pienamente competitive. Anche il tessile-abbigliamento di Prato va bene e incrementa l' export grazie al distretto parallelo cinese o almeno a quella porzione di prodotto degli imprenditori asiatici che viene regolarmente esportata. Con una velocità dimezzata rispetto al sistema moda (quindi sopra +5%), il terzo gradino del podio va ai distretti agroalimentari che vedono primeggiare al loro interno le specialità del Nord: i vini delle Langhe/Roero/Monferrato, il polo dolciario di Alba e Cuneo e il vino veronese. «Ma se proprio dovessi indicare un settore che mostra potenzialità inespresse questo è il food - dichiara Guelpa -. I prodotti di eccellenza li abbiamo, ma paghiamo la debolezza delle nostre catene distributive all' estero». Il 2012 A tener vive le esportazioni italiane - nonostante l' incomprensibile stop decretato a suo tempo dal governo Berlusconi all' Istituto per il commercio estero - sono sempre Germania e Francia, ma ottimi risultati arrivano anche da Russia (+14,8%), Romania (+21,4%), Corea del Sud (+33,8%) e Brasile (+29,7%). La sorpresa (negativa) è il rallentamento della Cina, in parte dovuto alle dinamiche del Pil locale che non sale più ai ritmi vertiginosi dei tempi scorsi e in parte a una difficoltà nel rendere stabile la nostra presenza in quel Paese. Pechino e Shanghai restano target privilegiati del made in Italy ma l' ultimo trimestre non ci premia come sperato. E si tratta di un dato che dovrebbe quanto meno stimolare una riflessione. Giunti a questo punto, però, la domanda clou che gli economisti di Intesa Sanpaolo si sono fatti riguarda il 2012. Accertato che i nostri distretti si fanno ancora valere e rinviano sine die i propri funerali, come reggeranno l' anno prossimo agli effetti derivanti dalla crisi dei debiti sovrani scoppiata in Europa? La risposta che dà Guelpa è che «quasi certamente si interromperà la fase positiva» e che soprattutto «si intensificherà ulteriormente il processo di selezione del tessuto produttivo italiano». Usciranno dal mercato le imprese più in ritardo e con una difficile situazione economico-finanziaria mentre ce la faranno «le imprese con un' elevata propensione a esportare soprattutto nei mercati ad alto potenziale di crescita». L' export Chi esporta, dunque, ha una probabilità molto più elevata di passare il tremendo 2012 e toccare il 2013. Ma anche chi oggi prende ottimi voti nelle esportazioni, come le nostre eccellenze della metalmeccanica, dovrà fare i conti con il rallentamento brusco di due mercati decisivi come Francia e Germania. Di conseguenza i distretti, per conservare il buon ritmo dell' ultimo trimestre 2011, dovranno intensificare gli sforzi per guadagnare quote di mercati nei Paesi «bric». E, se il governo Monti rimettesse in piedi l' Ice o una struttura simile, i distretti ne potrebbero sicuramente giovare. Il tempo stringe.

Fonte: Corriere.it

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