C'è la crisi, cura dimagrante per i distretti
Chiamala razionalizzazione, chiamalo sfoltimento, chiamala pure scure. Una mannaia sui distretti e metadistretti produttivi del Veneto che ingoiano il rospo della crisi e saranno sottoposti nella nuova legge regionale ad una vera e propria cura dimagrante. Dai 32 attuali compresi nell'elenco Venetian clusters della Regione Veneto dotata di un proprio Ufficio distretti che fa riferimento alla direzione Industria e Artigianato, saranno ridotti massimo-massimo a dieci. È uno dei capisaldi della nuova geografia dello sviluppo contenuta nella norma che l'assessore regionale all'Economia Isi Coppola intende portare in Giunta per febbraio, che poi comincerà l'iter in Consiglio ma che nel frattempo sta tessendo la prima intelaiatura grazie ad alcuni incontri di lavoro. Come quello promosso ieri a Padova a cui hanno partecipato rappresentati di distretti e aziende. Uno scenario in cui, accanto ad una riduzione dei distretti, troveranno collocazione nuove realtà come aggregazioni d'imprese e reti innovative. PREMESSE. Il punto di partenza è la legge 8 del 2003 che regolamentava appunto le aggregazioni di filiera, distretti e interventi di sviluppo industriale e produttivo locale ed erogava finanziamenti attraverso bandi. «Nel tempo - sostiene l'assessore Coppola - ha dimostrato i suoi limiti non tanto relativi alla legge, ma ai tempi ormai cambiati. Tanto che negli ultimi due bilanci non è più stata rifinanziata». La crisi da un lato e la necessità di strumenti più snelli dall'altra hanno imposto un cambio di registro. Tanto per capire la legge si trascinava dal 2004 un pacco di rendicontazioni ingarbugliate da cavilli che imponevano una montagna di burocrazia per essere evase. Qualcosa come 10 milioni di rendiconti fermi che l'assessore è riuscita a sbloccare grazie al lavoro di una task force regionale. Dal 2004 al 2009 sono stati finanziati 788 progetti per un totale di 114 milioni di contributi impegnati, ma restavano appunto ancora diversi nodi da risolvere. Sul Bur di martedì inoltre si è materializzata la delibera di giunta di fine dicembre che sospendeva il rinnovo dei patti di sviluppo di distretto e metadistretto, bloccando in buona sostanza la vecchia legge che prevedeva almeno 100 imprese e 1000 addetti per la costituzione del distretto del medesimo comparto o filiera produttiva e 250 imprese e 5000 addetti per il metadistretto. Tutte categorie in pratica che hanno fatto il loro tempo. NUOVI DISTRETTI. Nel frattempo è partita la macchina che disegna il nuovo sviluppo veneto fondato su una rivisitazione dei distretti, reti innovative regionali, aggregazioni d'imprese. «Pensare di affrontare la globalizzazione con quasi 40 distretti - sostiene Isi Coppola - significava non presentarne neppure uno. L'idea invece è di rivalutare quelli veri, storici, caratterizzati da una collocazione geografica, strumento con cui portare il made in Veneto e il made in Italy puntando sulla qualità, capaci di portare all'estero un'emozione. Se si chiede ad uno straniero di citare i nostri distretti ne ricorderà senz'altro un numero esiguo: il calzaturiero del Brenta, l'occhiale di Belluno, l'oro di Vicenza. È necessario uno sfoltimento, il tutto all'insegna della flessibilità e della snellezza». Oltre ai distretti dimagriti verranno inserite aggregazioni di filiera, con caratteristiche di temporaneità e flessibilità individuate per raggiungere un obiettivo specifico come un marchio, un brevetto, una missione particolare. Altro caposaldo l'innovazione: «La valorizzazione di tantissime imprese che fanno innovazione con la “i” maiuscola e quindi la possibilità di dare loro strumenti multidisciplinari e possibilità di fare rete». FINANZIAMENTI. Nel fondo unico per le leggi in approvazione ci saranno risorse dedicate alla nuova norma, assicura l'assessore Coppola. Ancora presto per quantificare. «Ma saranno riservate solo alle imprese, senza dispersione in altri rigagnoli».
Fonte: Il Giornale di Vicenza