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2015-01-01

Cna:

"La contraffazione nel settore moda non è più un fattore marginale ma rappresenta ormai il 50% del giro d'affari. Si calcola, questo è il dato che la nostra associazione ha portato all'esame del Parlamento, che la cifra arrivi a sfiorare i 7 miliardi di euro".
Aldo Cappetti - imprenditore del Valdarno - ha titolo per sfornare questi dati: nel mondo CNA è Presidente sia di Federmoda Arezzo che del comparto pelle, cuoio e calzature della Toscana, fa parte della Direzione Nazionale di Federmoda ed è vice-presidente regionale di settore.


Dati alla mano, Cappetti evidenzia il danno che questo fenomeno arreca non solo alla categoria ma, più generalmente, al made in Italy: "il falso non danneggia solo i prodotti copiati ma genera una concorrenza scorretta, che colpisce anche le imprese contoterziste. Grandissimo, poi, il danno della falsa indicazione Made in Italy. Si stimano in 270.000 i posti di lavoro persi negli ultimi dieci anni a livello mondiale a causa della contraffazione, 125.000 di questi nella Comunità Europea".
Il tema non è ovviamente né locale né nazionale: il fenomeno ha connessioni con elementi del terrorismo internazionale e delle organizzazioni criminali. Si stima che a livello mondiale, entro l'anno 2015, il settore del falso costerà alla comunità circa 1.700 miliardi di dollari e che il fenomeno crescente metterà a rischio ogni anno 2,5 milioni di posti di lavoro regolare.
"Il problema – osserva il Presidente Cappetti - non è quindi di una sola categoria o del sistema economico ma del Paese nel suo complesso e quindi delle istituzioni, del sistema delle rappresentanze e dei cittadini. Non è pensabile che questa pratica illegale possa essere vista come una fonte di sostentamento per persone deboli che si trovano nel nostro Paese. La partecipazione a questo crimine, pone queste persone in condizioni di sudditanza verso i gestori di questo "mercato del falso" e non è sicuramente la strada utile a costruire per loro un futuro e un principio di accoglienza in Italia. E' necessaria quindi, da parte delle istituzioni, una forte e continua azione di sensibilizzazione sul consumatore. Occorre un'azione decisa, partendo specialmente dai giovani, perché si perda nel consumatore la percezione diffusa secondo cui la contraffazione è da un lato un problema limitato alle griffe più famose e all'industria dell'audiovisivo, e dall'altro una forma di sostentamento di immigrati e disoccupati".
Secondo CNA Federmoda, è necessario far comprendere che la contraffazione è in realtà un fenomeno criminale al pari di altri; un fenomeno molto ampio, complesso e gestito in modo imprenditoriale da gruppi criminali organizzati in grado di muoversi abilmente sia nel mercato illegale sia nell'economia legale e capaci di gestire un universo di persone, e tra queste anche bambini, impiegate in un lavoro totalmente al di fuori delle regole, che spesso è più vicino a forme di schiavitù che di sfruttamento dei lavoratori. È necessario far comprendere che le produzioni contraffatte mettono a serio rischio la salute del consumatore perché spesso prodotte al di fuori del rispetto di ogni regola, contengono sostanze nocive per l'uomo. Merci che non rispettano nel loro ciclo produttivo le norme di tutela per l'ambiente. L'acquisto di merci contraffatte non deve essere considerato un gioco o un mezzo per costruirsi un'immagine fittizia. Si deve far cultura su questo versante, i giovani devono capire e prendere consapevolezza di ciò che si muove dietro alla contraffazione e, in particolare per la specificità dei prodotti moda, devono acquisire la cultura della qualità, del valore intrinseco di un buon prodotto, del valore aggiunto dato dal saper fare".
Inoltre Cappetti auspica che l'attuale Governo in carica estenda lo stesso rigore anche a queste nostre problematiche formula essenziale come contributo alla ripresa
 
Fonte: Arezzonotizie.it
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