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2015-01-01

La crisi divora il Nord

Il Nord colpito al cuore dalla crisi, che non ha risparmiato la Lombardia e Milano, ma neppure il Veneto. È questo il quadro evidenziato dal Cerved sulla diffusione dei fallimenti in Italia. Un’emorragia di serrate che ha raggiunto anche il centro, specialmente in Campania e Lazio.

Dall’esplosione della crisi, avvenuta nel 2009, sono stati 17 mila i fallimenti di imprese nel Nord. Particolarmente falcidiato il versante Ovest, che, oltre alla Lombardia, ha visto anche Piemonte e Liguria particolarmente colpite, ma neppure il Veneto, sebbene sia riuscito in qualche modo a resistere allo tsunami di «crac», non scoppia di salute. Al Sud le chiusure sono state 8.358, un quarto del dato complessivo, circa 1.000 in meno rispetto a quelle del Centro Italia (7.284, il 22%).

Nord che primeggia anche su un altro dato negativo, quello della frequenza dei fallimenti, ovvero il numero di imprese chiuse ogni 10mila attive, il cosiddetto Insolvency ratio (Ir). La Lombardia è ancora prima, con un tasso di oltre 27 aziende che hanno cessato l'attività per fallimento ogni 10mila aperte. Capitale di questi fallimenti è Milano, in testa tra le province con un Insolvency ratio a quota 34.

Complessivamente, il settore più colpito dai fallimenti è stato il terziario (oltre 15 mila sui 33 mila totali), penalizzate anche le imprese edili (7.535, il 23%) e le società manifatturiere (circa 7 mila, il 21%). Guardando però l’incidenza delle chiusure su ciascun settore, particolarmente colpita è stata l’industria, con un Ir che, nel triennio 2009-2011, si è attestato al 38,7, seguito dalle costruzioni (28,5) e gli altri settori (9,1).

Il trend in Lombardia è preoccupante: nel 2011 l’Ir lombardo ha raggiunto quota 30,7, Milano 39. Anche se il dato peggiore è arrivato dal Centro Sud. Sempre nel 2011, infatti, in Campania i fallimenti sono aumentati del 29,6 %, con oltre mille imprese chiuse, seguita dal Lazio (+23,4%, con 1.253 imprese fallite), mentre in Lombardia, che in termini assoluti guida la classifica dei crac aziendali con 2.673 casi, l’incremento è stato «solo» del 9,8%.

Tornando ai dati triennali, il Veneto non è stato risparmiato dalla crisi. È suo il secondo posto per il numero di fallimenti dal 2009 al 2011, che è stato complessivamente di 3.225 imprese chiuse. Poco meno del Lazio, al terzo posto (3.151), e quasi la metà della Lombardia, prima con oltre 7mila crac.
Ma nell’ultimo dei tre anni presi in considerazione dallo studio, il trend di fallimenti in Veneto è rallentato del 4% dopo il boom del 34% accusato nel 2010. Nel triennio l'Insolvency ratio del Veneto è stato in media di 22,7 punti.

I risultati migliori sono arrivati delle piccole Regioni: Valle D'Aosta 7,5, Basilicata 9, Molise 10,9. Nel 2011 in Italia si è arrivati al massimo livello di fallimenti da quando è iniziata la crisi, con 12.094 casi, la cifra più alta da quando è stata riformata la disciplina del settore. Tra il 2009 e il 2011 per fallimento in Italia si sono persi 300mila posti di lavoro.

Fonte: Lettera43

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