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2015-01-01

Made in Italy, il più amato dagli stranieri

Il mobile made in Italy continua a piacere all’estero, soprattutto ai francesi che nel 2011 hanno speso per acquistare le nostre cucine, camere, armadi oltre 2 miliardi di euro. Le esportazioni dell’arredamento sono aumentate del 4,3 percento in valore. Un dato positivo che dovrebbe rallegrare i nostri produttori, se non fosse che al buon andamento dell’export non ha fatto seguito un andamento altrettanto brillante del mercato interno in flessione del 9,7 percento. Con il risultato che ne ha risentito il giro d’affari complessivo del settore, ora pari a 20,2 miliardi, in calo del 4,8 percento rispetto al 2010. Perdite arginate solo grazie alle vendite oltre confine che pesano sempre di più, arrivando a contare oltre la metà del fatturato totale (51 percento, nel 2010 era il 47 percento). L’aspetto più drammatico della crisi resta comunque la perdita di imprese e di occupazione: quasi novecento aziende l’anno scorso hanno chiuso i battenti e 4.300 persone sono rimaste senza lavoro. Questo, tra luci e ombre, il bilancio tracciato da Federlegno che diffonderà i dati durante il Salone internazionale del mobile al via da domani fino a domenica alla Fiera di Milano Rho. «Anche le imprese sopravvissute — spiega Roberto Snaidero presidente dell’associazione di categoria — in molti casi non ne sono uscite indenni». In tante hanno registrato perdite. «E solo chi ha scelto di puntare in prevalenza sui mercati stranieri — constata il presidente — non ha sofferto come chi ha avuto come orizzonte principale il mercato italiano con i consumi fermi al palo».
Come nell’arredamento, la recessione si è avvertita in tutto il comparto del legnoarredo che tiene conto anche del settore legno ediliziaarredo (imballaggi, semilavorati per arredi): aziende chiuse, in tutto 8mila addetti in meno, fatturati in calo del 4,2 percento, passati dai 33,5 miliardi del 2010 a 32,1. Bene le vendite oltre confine (+5,8), che valgono il 38,3 percento del giro d’affari del comparto. Gli italiani sono sempre tra i più importanti produttori al mondo di arredi, apprezzati soprattutto in Europa, Francia in testa. Nel 2011 hanno venduto ai cugini d’Oltralpe quasi 2 miliardi di euro di mobilio (+4 percento). Sono riusciti a far spendere 1,5 miliardi ai tedeschi (+7). Quasi 870 milioni agli inglesi (+0,1), 803 milioni ai russi (+11), 649 agli americani (+10,1).
«Negli Stati Uniti l’economia è in ripresa — racconta Snaidero — l’azienda di mio fratello ha per esempio ottenuto di recente importanti commesse». Le esportazioni danno soddisfazioni sia nell’arredobagno che tra gennaio e settembre dello scorso anno vantava un mercato in crescita soprattutto in Medio Oriente. Sia nell’arredocucina che nello stesso periodo ha registrato una crescita dell’export dell’1,7 percento in valore grazie in particolare modo a mercati come quello russo (+21,3) e tedesco. Interessanti i risultati anche in Cina dove l’incremento è stato del 50 percento.
Se l’export va su, crescono però del 2 percento anche le importazione di mobili, segno che la concorrenza, spesso quella a basso costo, riesce a levare agli italiani fette di clientela. Se a ciò si somma la situazione economica, la stretta dei mutui, ecco il perché delle difficoltà di molti distretti. «I colpiti — raccontano da Federlegno — sono il distretto del divano imbottito nelle Murge e il triangolo della sedia di Udine». Coloro che risentono meno della recessione sono i produttori di mobili di lusso. Dal lusso in giù si soffre, sia che si fabbrichino mobili per ufficio, sia per la casa. «Chi produce arredamento per l’ufficio — racconta Snaidero — lamenta non solo un calo delle commesse, ma soprattutto la mancanza di liquidità causata dai ritardi delle pubbliche amministrazioni nei pagamenti». Non se la passa meglio chi opera nell’arredocasa. Le politiche del governo Monti, a parere di Federlegno, per ora non incoraggiano le famiglie a spendere. «Ci aspettiamo dall’esecutivo politiche per lo sviluppo, si potrebbe agevolare per esempio l’acquisto del primo impianto dei mobili così come viene agevolato quello della prima casa — afferma Snaidero — Per come stanno le cose temiamo un ulteriore calo dei consumi nel 2012». Se la salvezza sembra essere l’estero è però vero che per affrontare i mercati lontani ci vuole "fisico" e non tutti ce l’hanno. «A Roma invece erano arrivati persino ad eliminare l’Istituto per il commercio estero — racconta Snaidero — tanto che due mesi fa la nostra associazione ha dovuto aprire un ufficio a Chicago per supportare le imprese».
L’interesse degli stranieri per il mobile made in Italy c’è. Si capisce dalle esportazioni ma anche da altri segnali. Negli ultimi anni oltre la metà dei visitatori al Salone internazionale del mobile erano stranieri. «A quest’edizione — racconta Carlo Guglielmi presidente del Cosmit il comitato organizzatore della manifestazione — tra gli ospiti avremo 10mila brasiliani». Oltre al Salone del mobile durante la sei giorni milanese, saranno visitabili il Salone del bagno, del complemento arredo, EuroCucina, il Salone Satellite dedicato ai giovani designer. «In tutto 209mila metri quadri di superficie espositiva interamente occupati» esclama Guglielmi. Sono attesi circa 2500 espositori e 750 designer. «Nonostante il momento difficile che attraversa il settore — conclude il presidente Cosmit — è palese che le aziende abbiano voglia di reagire, si capisce dalla quantità di nuovi prodotti proposti e dal rapporto qualità prezzo sempre più favorevole al potenziale acquirente».

Fonte: Repubblica.it

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