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2015-01-01

Italia-Iraq: a Roma forum investimenti, chance per Made in Italy

Contribuire alla ricostruzione in Iraq puo' rappresentare anche una grande chance per il made in Italy, specie per le piccole e medie imprese in cerca di opportunita' per uscire dalla crisi. E' questo il messaggio emerso dall'"Iraq Trade and Investment Forum", organizzato dall'Unido in collaborazione con il ministero degli Affari Esteri e svoltosi oggi alla Farnesina. L'iniziativa - a cui hanno partecipato 36 aziende irachene e 290 imprenditori italiani con oltre 400 incontri d'affari 'b2b' - mirava a presentare alle compagnie nostrane le molteplici possibilita' di investimento in Iraq. Un Paese con cui e' gia' in atto un interscambio del valore di quattro miliardi di euro, con Roma primo partner commerciale di Baghdad in ambito Ue. L'Italia punta a costituire "joint-venture" tra le imprese, "il futuro e' li'", ha affermato il sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura, aprendo i lavori del Forum. "L'Iraq ha grandi risorse e gente in gamba" e l'Italia, "nonostante la situazione finanziaria non facile, ha forza, energia, grandi capacita' nelle sue imprese e ha voglia di ripartire". "Dobbiamo incoraggiare gli investitori italiani a recarsi in Iraq e lavorare direttamente li'", gli ha fatto eco l'ambasciatore iracheno a Roma, Saywan Barzani. "Il futuro e' molto promettente", ha sottolineato il diplomatico, e i rapporti tra Roma e Baghdad sono gia' "eccellenti". Ma perche' conviene investire in Iraq? Innanzitutto "per la posizione geografica di ponte tra Asia ed Europa", ha spiegato il viceministro dell'Industria iracheno, Mohammad Abdulaah Mohammad. Ma anche per la "ricchiezza di risorse naturali" (minerali, gas e ovviamente petrolio, di cui l'Iraq e' il quarto produttore al mondo), per la "manodopera qualificata" e la "fame di infrastrutture". Senza contare l'obiettivo, sul fronte energetico, di aumentare la produzione di greggio dai 2 ai 12 milioni di barili al giorno, che produrra' "un effetto a cascata per le pmi", per le quali "abbiamo un piano molto ambizioso". La "porta dell'Iraq si chiama Kurdistan", ha quindi spiegato il ministro dell'Industria della regione autonoma curda, Sinan Chalabi, puntualizzando che la sua e' "una delle regioni piu' sicure del Medio Oriente", con ricche riserve di gas e petrolio, terreni agricoli fertili e progetti in itinere come i distretti industriali e due zone commerciali franche al confine con Turchia e Iran. "Ora e' il momento di ricostruire e consolidare. Per questo abbiamo bisogno di voi", ha sottolineato Chalabi. Del resto, il partenariato italo-iracheno ha solide radici e per gli aiuti allo sviluppo - dal settore agricolo a quello sanitario - l'Italia ha messo in campo 3,3 miliardi di euro. Grazie alla linea di credito offerta da Roma, inoltre, l'interscambio fra i due Paesi, ha ricordato il coordinatore della Task Force Iraq, Massimo Bellelli, e' aumentato del 20 per cento. Senza contare le opere gia' realizzate da imprese nostrane, come un piano di sviluppo per trasporti e infrastrutture e una diga a Mossul mentre e' in fase di elaborazione una proposta italiana per una raffineria a Kerbala. Durante il forum molti enti e aziende - da Confapi a Unicredit - hanno raccontato la loro positiva esperienza sul terreno in Iraq. Fra queste, l'ambiziosa progettazione ingegneristica del porto di Al Faw - destinato ad essere il primo in Medio Oriente e il terzo al mondo - ad opera del consorzio Iecaf, composto, fra gli altri, da Impregilo, Ficonsit e Todini. Oppure il progetto 'chiavi in mano' per tre ospedali pediatrici a Sulaiymaniyah realizzato dalla Tognozzi Building, che si e' occupata non solo della costruzione ma anche della fornitura di apparecchi medici e della formazione del personale. L'unica incognita resta la sicurezza, in un Paese ove al Qaeda continua a colpire e le tensioni etnico-religiose si sono recentemente riacuite. Ma secondo Paolo Romani, rappresentante del ministero dello Sviluppo economico in Iraq, "il governo iracheno ha fatto enormi sforzi per la sicurezza. C'e' una situazione politica complessa ma il processo e' avviato". E "quando si crea sviluppo, la sicurezza viene automaticamente".

Fonte:AGI

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