Il rischio della paralisi per i distretti emiliani - L'allarme della Coldiretti: danni per 500 milioni
C'è quello calzaturiero di San Mauro Pascoli, il Tessile di Carpi, quello ceramico di Sassuolo e così via. L'Emilia Romagna racchiude alcuni dei più conosciuti distretti italiani, con una specializzazione nella meccanica, nel tessile e nell'alimentare. Distretti che rischiano la paralisi, a cominciare da quello agro-alimentare tra Parma, Collecchio, Modena. Dalla cantine alle acetaie di invecchiamento dell’aceto balsamico fino ai magazzini di stagionatura dei formaggi Grana e Parmigiano. Secondo la Coldiretti, tra macchinari distrutti, animali morti, capannoni rasi al suolo, si stimano danni per 500 milioni a causa del terremoto che ha fatto tremare le province di Modena, Ferrara, Piacenza, Mantova, Bologna e Reggio Emilia.
Solo il distretto agroalimentare emiliano (circa 500 aziende con più di 4 mila addetti) produce oltre il 10% del Pil agricolo italiano: «da queste parti - fanno sapere dall'associazione - partono verso l’Italia e il resto del mondo le forme di Parmigiano Reggiano, l’aceto balsamico di Modena, il prosciutto di Parma e il Lambrusco». Simboli del made in Italy nel mondo. In questi giorni cantine e macelli dai quali si ottiene la materia prima per il prosciutto di Parma hanno fermato le attività: un danno enorme se si pensa che attualmente il distretto produttivo di Parma soddisfa più del 50% della domanda nazionale di consumo di prosciutto. «E per l’aceto balsamico - sottolinea ancora la Coldiretti - si calcolano danni per 15 milioni di euro».
Senza contare il rischio speculazioni. La Coldiretti ha infatti fatto sapere che per evitare meccanismi speculativi, sono in corso verifiche sul prodotto che può essere commercializzato, sulle modalità di acquisto e sui punti di vendita. Circa un milione le forme di Parmigiano Reggiano e Grana Padano rovinate a terra dopo le ultime scosse che hanno provocato ulteriori crolli delle “scalere”, le grandi scaffalature di stagionatura. Com'è successo nella latteria sociale di Porto Mantovano e nel caseificio e magazzino di Pietro Rossi di Correggio in provincia di Reggio Emilia.
Tra Mirandola, Medolla, Concordia, Cavezzo, alcuni dei Comuni più colpiti dalle ultime scosse, si trova il polo biomediciale, leader in Europa nella produzione di prodotti plastici “usa e getta” per uso medico e le apparecchiature per dialisi, cardiochirurgia, trasfusione e altri impieghi di questo tipo. Circa 300 aziende della zona che danno lavoro a più di 4.500 addetti. È qui che si trova la BBG di San Giacomo Roncole (frazione di Mirandola) fabbrica del biomedicale: sotto le macerie di un suo capannone sono rimaste uccise tre persone. Qui attorno, l'80% dei capannoni è crollato dopo le scosse di martedì.
«I terremoti - ha confermato il Centro Studi di Confindustria - avranno anche prolungate conseguenze sulle produzioni di alcuni tra i più importanti distretti industriali italiani e di un'area ad alta vocazione manifatturiera. Ciò non può che aggravare un quadro già molto difficile». Tutta l'area di Carpi ad esempio, uno dei più importanti distretti italiani di abbigliamento e maglieria, era riuscita a mantenere una redditività stabile anche nel periodo della crisi più nera grazie al riposizionamento di alcune imprese su fasce di mercato a maggior valore aggiunto. Ora le oltre due mila imprese del distretto tessile dovranno vedersela con i postumi di un sisma, che oltre a colpire una popolazione intera, rischia di paralizzare il cuore dell'economia emiliana.
Fonte: Corriere.it