Appello di difesa del Made in Italy
Udine, 27 giugno 2012
Oggetto: Appello per la salvaguardia del prodotto e del lavoro italiano
Le scriventi organizzazioni datoriali e sindacali rivolgono un appello ad attivarsi con le più idonne iniziative e con la massima energia per un urgente e specifico intervento normativo europeo volto a tutelare il "made in", allo scopo di salvaguardare i prodotti del vero "Made in Italy" e con essi l'occupazione in Italia.
Da diversi anni il nostro Paese versa in una crescente e gravissima crisi a danno delle piccole e medie imprese e di quanti vi lavorano. Tale situazione è in rilevante misura dovuta, sopratutto in certi settori di elevato standard qualitativo e intensità di mano d'opera, dall'importazione di prodotti finiti, ai quali viene apposto il "Made in Italy" in conseguenza a lavorazioni marginali anziché sostanziali, cone, invece previsto dalle vigenti normative europee, in funzione delle tipologie di prodotti, che si rivelano, però, scarsamente efficaci e poco adeguate a proteggere una risorsa così importante per l'Italia. Il problema trova conferma anche dai numerosi interventi dell'Agenzia delle Dogane con sequestri di prodotti finiti importati con il "Made in Italy" già stampato, come è dato leggere e ascoltare dagli organi d'informazione.
In questi anni il legislatore italiano ha cercato di porvi rimedio, ma ha finito con il confliggere con le resistenze in sede comunitaria, ove non si riesce a trovare una ragionevole sintesi che tuteli i legittimi interessi nazionali. Anche per questo l'Unione europea in sette anni non è riuscita ad adottare un provvedimento adeguato. Questa disciplina è nota come "Regolamento del Consiglio della Comunità europea relativo all'indicazione del Paese d'origine di taluni prodotti importati da Paesi terzi". Purtroppo, come si è detto, a causa di pressioni esercitate da diverse lobby, alcune anche italiane, sembrano escluse da questo provvedimento, importanti e significative categorie, quali, ad esempio, il settore tessile e il settore dell'occhialeria, che in un primo momento erano state inserite.
Tutta questa situazione d'empasse e di conflittualità ha condotto in pochi anni alla cessazione di un attività o al ridimensionamento di moltissime imprese manifatture, in italia e, nello specifico, in Friuli-Venezia Giulia, con conseguente incremento della disoccupazione.
In estrema sintesi, ciò che si richiede con chiarezza e fermezza è che il "Made in Italy" venga apposto solo e solamente sulle merci interamente prodotte in Italia, e che le merci fabbricate, anche parzialmente, fuori dall'Italia debbano riportare il paese di provenienza.
Rimanendo inascoltato questo appello, sena urgentissimi provvedimenti adeguati alla gravità della situazione, in poco tempo ci troveremo con un "Made in Italy" privo di quel fondamentale valore, riconosciuto ed apprezzato a livello mondiale, grazie all'impegno di tutti gli imprenditori e lavoratori italiani.
Con i migliori saluti.
FEDERAZIONE REGIONALE PMI FVG - Il Presidente Massimo Paniccia
CONFINDUSTRIA FVG - Il Presidente Alessandro Calligaris
CONFARTIGIANATO FVG - Il Presidente Graziano Tilatti
CNA FVG - Il Presidente Denis Puntin
CGIL FVG - Il Segretario Generale Franco Belci
CISL FVG - Il Segretario Generale Giovanni Fania
UIL FVG - Il Segretario Generale Giacinto Menis