«Taroccare un vino made in Italy deve diventare un reato»
Una lettera al ministro per le Politiche agricole e alimentari, Mario Catania, per difendere il vino della Valpolicella dalle frodi e sofisticazioni alimentari. L'ha inviata giovedì l'agronomo e vitivinicoltore, nonché docente alla scuola di San Floriano, Paolo Zardini, in seguito alla puntata di lunedì scorso di Striscia la Notizia su Canale 5. Il servizio, realizzato dalla troupe di Jimmy Ghione, riguardava i prodotti italiani taroccati all'estero. L'attenzione era soprattutto focalizzata su alcuni kit di «vino fai da te», grazie ai quali chiunque può riprodurre in casa propria rinomati vini italiani come il Chianti, il Barolo e il Valpolicella. Grazie ad una telecamera nascosta in un negozio di Keynsham in Inghilterra, si è constatato che effettivamente veniva venduto questo vino in polvere e il commesso del negozio dava spiegazioni su come farlo e garantiva che, trattandosi di vera uva al 100 per cento proveniente dalle zone originarie indicate sulla confezione, il prodotto ottenuto era un ottimo vino. Il tempo di produzione del vino è di tre settimane e per ogni kit è possibile ottenere trenta bottiglie: basta aggiungere l'acqua. Cosa che, purtroppo, avviene anche in altri stati come la Svezia e il Canada. «Questi fatti sono dei veri e proprio crimini», dice Zardini, «perché quando si vende una bottiglia di vino realizzato con preparazione ed esperienza derivata dal lavoro di generazioni, vendiamo anche la storia, la cultura, vendiamo quel territorio. Non si può equiparare un vino ad una bevanda realizzata con la polverina. Questo fenomeno va condannato duramente in sede legale. Bisogna fare qualcosa di forte, di più e subito». Nella lettera inviata al Ministero, Zardini dà alcuni consigli per la salvaguardia della produzione e distribuzione del marchio «made in Italy». «Con gli attuali mezzi non si riesce a quantificare precisamente i danni economici di questa illegalità», continua l'agronomo «ma la cifra si aggira attorno ai 50 miliardi di euro. Io suggerirei», continua Zardini, «di attivare un controllo tramite il potenziamento dell'Ice, Istituto nazionale per il Commercio Estero. Inoltre che ogni produttore abbia la possibilità di avvalersi della segnalazione alle autorità di consolato per il reato di frode internazionale nei confronti del patrimonio, la cultura e l'economia italiani. Questa è la voce di centinaia di produttori del territorio».
FONTE: LARENA.IT