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Pomodori dal Marocco? Cambiamo gli accordi
“Vanno rivisti gli accordi bilaterali” esordisce con enfasi, Marco Nicastro, presidente nazionale federazione di prodotto pomodoro da industria.
L'accordo commerciale tra Unione Europea e Marocco per l’importazione di pomodori dal paese nordafricano ha, infatti, provocato molti malumori tra i produttori italiani. La prima a lanciare l’allarme è stata Coldiretti che ha parlato di "invasione di pomodori": "una crisi senza precedenti della produzione nazionale, che si concentra in Puglia e Sicilia, dove si coltiva il pregiato pomodoro Pachino".
"Questa volta Confagricoltura e Coldiretti sono fortemente dalla stessa parte perché ora stanno toccando le mani degli agricoltori italiani e vendere e produrre sottocosto non ha colore sindacale" continua Nicastro.
E se da un lato Coldiretti rivendica il simbolo della dieta mediterranea Made in Italy per le "agevolazioni accordate dall’Unione Europea per l’importazione di prodotti che fanno concorrenza sleale a quelle nazionali", Confagricoltura attraverso Nicastro dice: “questi sono accordi risalenti a 50 anni fa, ora lo scenario è cambiato e il Marocco è molto competitivo sui nostri mercati. Pertanto vanno riguardati gli accordi e chiediamo di moderare, secondo le clausole di salvaguardia, questa importazione in questo periodo". Infatti se da un lato in Nord Africa "si produce bene, senza attenersi ai disciplinari dell’Unione Europea e utilizzando manodopera sottocosto", in Italia, “grazie al clima mite, c’è una sovrapproduzione” che, quindi, andrebbe invenduta proprio a causa delle importazioni.
"È cresciuto peraltro il rischio di frodi con il pomodoro marocchino venduto come italiano. Il risultato - evidenzia la Coldiretti - è che le quotazioni al produttore agricolo sono praticamente dimezzate rispetto allo scorso anno su valori inferiori ai costi di produzione che sono insostenibili e mettono il futuro della coltivazione in Italia".
"L'Italia - conclude la Coldiretti - produce oltre un milione di tonnellate di pomodoro da mensa in pieno campo ed in serra, con la Sicilia leader di settore, ma la superfice coltivata si è ridotta del 13% negli ultimi 15 anni, da oltre 30.000 ettari del 2000 a circa 26.000 nel 2015".
Dove sono da ricercare le cause?
Intanto l’Unione Europea ed il ministro Mogherini (politiche agricole europee) sembrano essersi dimenticati di una parte di Europa la cui terra fertile ancora pulsa sotto il sole.
Salvini si improvvisa inviato di La7 per difendere il made in Italy
Tutela Made in Italy, migliaia di giovani agricoltori a Catania
E’ iniziato oggi il Tour 2016 di Coldiretti e, da questa mattina, tantissimi agricoltori, tra cui migliaia di giovani provenienti dal mezzogiorno, sono giunti a Catania in difesa dell’agricoltura Made in Italy che rischia di perdere i prodotti simbolo come arance e mandarini, ma anche i pomodori, il grano e l’olio sotto attacco delle politiche comunitarie, delle distorsioni di mercato e delle agromafie.
La mobilitazione è iniziata nello stesso giorno del via libera definitivo dell’Unione Europea, all’accordo che consente l’ingresso senza dazi di 35.000 tonnellate di olio di oliva dalla Tunisia in più, che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori.
Sono in tantissimi a chiedere subito l’etichettatura di origine degli alimenti, denunciando che chi attacca il Made in Italy attacca l’Italia. Alla mobilitazione, presenti anche il Presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti e Maria Letizia Gardoni, Presidente dei Giovani di Coldiretti.
E sono davvero tantissimi i gioavni che, in queste ore, stanno partecipando alla mobilitazione ed il loro messaggio parla chiaro: stop alle politiche comunitarie che favoriscono gli inganni a tavola e snaturano le caratteristiche e la qualità dei prodotti alimentari, con conseguenze negative anche sull’occupazione e sull’economia nazionale.
Parlando proprio di politiche comunitarie, a far partire la mobilitazione è stato il via libera finale dell’Europarlamento, all’accordo che comprende anche la quota aggiuntiva per l’importazione senza dazi nella Unione Europea di 35.000 tonnellate in più l’anno di olio d’oliva tunisino: “una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori” ha affermato lo stesso Moncalvo, nel dare il via alla mobilitazione per la difesa del Made in Italy a Catania in Sicilia, seconda regione produttrice di olio di oliva in Italia, dopo la Puglia.
Il via libera all’accordo avviene dopo che nel 2015 in Italia, sono aumentate del 481% le importazioni dell’olio di oliva della Tunisia per un totale di oltre 90 milioni di chili.
Il nuovo contingente agevolato andrebbe tra l’altro ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale annuale degli arrivi agevolati oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l’import in Italia dal Paese africano.
In un anno così importante che sembrerebbe segnare la ripresa dell’olivicoltura nazionale, c’è il rischio concreto del moltiplicarsi di frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire – con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici (magari ceduti all’estero) – una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori.
“Anche noi giovani agricoltori vogliamo tutelare i nostri prodotti – afferma la Delegata Nazionale dei Giovani di Coldiretti, Maria Letizia Gardoni – specialmente l’olio d’oliva, simbolo del Made in Italy, capace di muovere l’economia agricola nazionale. Tutelare e difendere il nostro olio d’oliva, significa tutelare il Made in Italy, quello vero e di qualità. Il nostro compito di giovani agricoltori è anche e soprattutto, quello di informare e aggiornare i consumatori riguardo ai prodotti che si apprestano ad acquistare: aiutarli a saper distinguere un prodotto Made in Italy, da un non italiano, significa guidare il consumatore ad un acquisto consapevole a tutela del buono e del vero Made in Italy, ma anche della propria salute”
Non solo olio d’oliva, ma protagoniste della mobilitazione anche le arance: rischia di sparire, infatti, la spremuta italiana con 1 pianta di arance su 3 (31%) che è stata tagliata negli ultimi 15 anni, e non solo, perchè si sono anche verificati il dimezzamento dei limoni (-50%) e una riduzione del 18% delle piante di clementine e mandarini.
L’agricoltura Made in Italy rischia di perdere i suoi prodotti simbolo. Negli ultimi 15 anni sono andati persi 60mila ettari di agrumi e ne sono rimasti 124mila, dei quali 30mila in Calabria e 71mila in Sicilia. Sotto accusa i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono neanche a coprire i costi di raccolta a causa della concorrenza sleale dei prodotti importati dall’estero, in una situazione di dumping economico, sociale ed ambientale.
Il disboscamento delle campagne italiane è il risultato di una vera invasione di frutta straniera, con le importazioni di agrumi freschi e secchi che negli ultimi 15 anni sono praticamente raddoppiate per raggiungere nel 2015 il massimo storico di 480 milioni di chili. A tutto questo si devono aggiungere anche le importazioni di succo dall’estero, che arrivano spesso in Italia da Paesi extracomunitari attraverso triangolazioni. Il risultato è un calo dei consumi che sono scesi per le arance sotto i 15 chili a persona all’anno, per effetto di una diminuzione che negli ultimi 15 anni varia da oltre il 20% per le arance ad oltre il 50% per i mandarini, mentre le clementine sono l’unica tipologia di agrumi in leggera crescita. “Un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori”, ha affermato il Presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “occorre intervenire con misure di trasparenza, per promuovere i consumi sul mercato interno e favorire le esportazioni. Rendere obbligatoria l’indicazione di provenienza in etichetta della frutta utilizzata nelle bevande e fermare la vendita in Italia delle aranciate senza arance sono le richieste che vengono dalla mobilitazione degli agricoltori della Coldiretti; a distanza di un anno e mezzo dall’approvazione da parte del Parlamento italiano della legge che aumenta la quantità minima di succo nelle bibite a base d’arancia dal 12 al 20%, non è stato ancora emanato il decreto applicativo“.
Ue, Coldiretti: con etichetta a semaforo stop a 60% Made in Italy
Roma, 14 mar. (askanews) - Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono tra le vittime illustri dell'inerzia dell'Unione Europea nell'intervenire per bloccare l'etichetta a semaforo degli alimenti adottata dal Regno Unito che colpisce ingiustamente il 60% delle produzioni italiane con indicazioni sbagliate e forvianti. E' quanto afferma la Coldiretti in occasione del consiglio dei ministri agricoli a Bruxelles che all'ordine del giorno dei lavori reca anche lo svolgimento di un dibattito sulle conseguenze derivanti dall'utilizzo della cosiddetta etichettatura a semaforo richiesto anche dall'Italia.
Si tratta - spiega la Coldiretti - di una informazione visiva sul contenuto di nutrienti abbinata a un colore e alla percentuale giornaliera di assunzione. A causa del sistema di etichettatura nutrizionale adottato dal Regno Unito, con i bollini rosso, giallo o verde ad indicare il contenuto di nutrienti critici per la salute il Parmigiano Reggiano pre-porzionato etichettato a "semaforo" dal 2013 al 2015 ha avuto - sottolinea la Coldiretti - una perdita di quota di mercato del 13% in volume mentre il calo per il Prosciutto di Parma è stato del 14% secondo una ricerca elaborata da Nomisma. Questo perché - critica la Coldiretti - la segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze.
Il sistema - denuncia la Coldiretti - finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e promuovere, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale. "Una scelta che è stata adottata dal 98% dei supermercati inglesi che ostacola la libera circolazione delle merci e sta mettendo in pericolo alcuni settori cardine dell'export Made in Italy in Gran Bretagna", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che si tratta di "un danno alle produzioni piu' tipiche del Made in Italy che l'Unione Europea sta ingiustamente tollerando sotto la pressione del referendum di giugno in Gran Bretagna a favore delle quale si assiste ad un crescendo di concessioni".