Riso, la chiamata alle armi dei sindaci: parte da Biella e Vercelli la mobilitazione per il Made in Italy
Una mobilitazione nazionale per difendere la filiera risicola. È la battaglia a cui sono chiamati i sindaci delle province di Vercelli e Biella e i colleghi dei territori risicoli lombardi: nei prossimi mesi le giunte comunali potranno votare una delibera con cui chiedere all’Europa l’attivazione della clausola di salvaguardia, che permetterebbe di regolamentare le importazioni a dazio zero di riso da Paesi come Cambogia e Myanmar. Importazioni che stanno mettendo in ginocchio centinaia di aziende in Piemonte e Lombardia, regioni che producono il 93% dei chicchi made in Italy.
LE RICHIESTE
La chiamata alle armi arriva da Alberto Cirio, membro della Commissione agricoltura del Parlamento Ue, ospite l’altra sera a San Giacomo del sindaco Massimo Camandona, capofila dei vercellesi. L’eurodeputato Ppe, dopo aver illustrato la bozza di delibera consegnata ai sindaci, ha presentato l’ordine del giorno sulla difesa del riso italiano che sarà discusso il 3 maggio dal Consiglio regionale della Lombardia e il 9 in Piemonte. Il firmatario dell’odg a Torino è il consigliere di Forza Italia Gilberto Pichetto. E le richieste le stesse: tutela e valorizzazione dell’eccellenza locale, clausola di salvaguardia, reciprocità di trattamento per produttori italiani e cambogiani (stesse regole su fitofarmaci e condizioni di lavoro), campagne di comunicazione sul riso locale a scapito di un prodotto di cui non sono chiare le condizioni igienico-sanitarie e di provenienza.
IL DOSSIER
Cirio porterà in Europa il fascicolo con le delibere comunali presumibilmente a luglio, quando il Parlamento dovrà votare i nuovi accordi di libero scambio (compreso il riso) con il Vietnam. La stessa procedura è in atto negli altri Paesi Ue produttori, tra cui Bulgaria, Spagna, Ungheria.
APPELLO
«Questa - ha detto Cirio ai sindaci - dev’essere la battaglia nel nome di una categoria in ginocchio, dei consumatori e dell’eticità di un prodotto, che nei paesi del Sud-Est asiatico è raccolto da bambini di sei anni. Se perdiamo questa battaglia non ci sarà solo l’impoverimento degli agricoltori, ma di un intero territorio. È il momento di scendere in campo per mobilitare le istituzioni del riso. Una battaglia che, partendo dagli enti locali, porti a tutti i livelli istituzionali, dalle Regioni ai ministeri, fino alla Commissione europea, il sentimento di disagio delle nostre imprese».
Fonte LA STAMPA