Finanziare la ricerca con il crowdfunding
La ricerca scientifica è dove riponiamo le nostre speranze di un futuro migliore, ed è forse la chiave di volta che può aiutare l’umanità a risolvere gli innumerevoli problemi che ancora la assillano.
Ma la ricerca scientifica costa, i governi più illuminati investono in ricerca, sapendo che sono sempre state le innovazioni a guidare il mondo e i grandi cambiamenti.
Ma oggi non sono solo i governi e gli stati che sono chiamati a dare il loro contributo. Possiamo farlo anche noi, semplici cittadini di un mondo super-globalizzato.
Come? Con il crowdfunding.
Il crowdfunding è un fenomeno che sta esplodendo in tutto il mondo, è relativamente nuovo, ma ora si sta espandendo in maniera esponenziale con centinaia di piattaforme.
Il meccanismo è molto semplice: c’è una piattaforma su cui vengono presentate le diverse possibilità. Se sono piattaforme su cui si può donare sono chiamate crowdfunding donation based, se si può investire sono crowdfunding equity based.
Le più famose sono Kickstarter e Indiegogo, due delle piattaforme su cui ormai le più grande idee si propongono al pubblico in cerca di una chance. Si possono raccogliere così milioni di dollari in donazioni per finanziare la realizzazione dei gadget tecnologici più disparati, oppure per progetti artistici e culturali.
Ma cosa si può fare per la scienza?
Nel caso della ricerca e della scienza, dove il modello da applicare è quello del crowdfunding donation-based, sono operative negli USA alcune piattaforme specializzate. Experiment, ad esempio, è nata dall’idea di un gruppo di giovani californiani di San Francisco con la vocazione per la diffusione e la promozione della ricerca scientifica. Ad oggi ha lanciato oltre 1.000 progetti di ricerca raccogliendo oltre otto milioni di dollari complessivamente.
Ma ce ne sono tante altre. Consano è dedicata esclusivamente al supporto della ricerca medica. Anche la prestigiosa università di Oxford ha lanciato il suo sito di crowdfunding, OXREACH, con l’obiettivo di permettere a tutti, con un click, di essere parte di qualcosa che va al di là delle nostre piccole ambizioni.
In Italia, fino a poco fa, non esisteva ancora uno strumento del genere e l’unico modo per donare e supportare la scienza era quello di devolvere il 5×1.000 sulla dichiarazione dei redditi, o fare delle donazioni a fondazioni come Telethon o AIRC.
All’Università di Pavia è nato il progetto UNIVERSITIAMO che ha lanciato e concluso con successo 26 campagne di crowdfunding per i suoi ricercatori. Tra queste c’è “la Stampa in 3D Aiuta il tuo Chirurgo” per lo sviluppo di una tecnologia che ha l’obiettivo di migliorare le prestazioni dei chirurghi e che ha raccolto oltre 65mila euro da 195 donatori.
Ma le potenzialità sono enormi e ancora da scoprire.
In Italia esiste un “esercito” di idee, di giovani, di ricercatori, di esperti di settore e molti altri, tutti alla ricerca delle possibilità che ormai il mondo del lavoro, e spesso anche delle aziende private, non offrono più.
In questo modo le persone che possono finanziare qualcosa a cui tengono, per sentirsi parte di un progetto unico, oppure possono finanziare per avere la possibilità di essere addirittura “soci” e così sognare di creare qualcosa di proprio.
Ma c’è qualcosa di più.
Rispetto alle donazioni, il crowdfunding per la scienza garantisce la trasparenza su dove i fondi vengono indirizzati. Le donazioni non confluiscono in un “calderone” unico che poi va ad alimentare progetti di cui non si ha più notizia, ma ciascuno può “investire” su progetti specifici, che possono essere seguiti e controllati.
Altra importante caratteristica che differenzia il crowdfunding dalla donazione a strutture grandi ma anonime, è il contatto diretto con il ricercatore che potrà così raccontare la sua storia e condividere i suoi obiettivi con le persone.
Ci sono sicuramente degli aspetti da risolvere. In primis, quello della diffusione al pubblico delle informazioni e dei dati legati alla ricerca. Così come anche va considerata la possibilità di rendere disponibili i risultati della propria ricerca in una ottica di open science, tema anch’esso molto discusso.
Il crowdfunding per la scienza, soprattutto in Italia, potrebbe rappresentare uno strumento per stimolare la diffusione della cultura scientifica, aprire gli orizzonti ai giovani e ai meno giovani che credono che qualcosa possa essere fatto anche senza attendere le decisioni dei politici di turno.
Di fatto nel nostro Paese la ricerca è poco finanziata e questo non solo costringe molti ad andarsene, ma devia anche intere carriere su altri percorsi magari ritenuti più redditizi.
Sono convinta che la soluzione alla nostra crisi, in Italia e in Europa, sia nel finanziamento e nell’investimento massiccio dello Stato in ricerca scientifica e tecnologica.
Il crowdfunding potrebbe essere un modo alternativo, parallelo, per supportare tutte le idee che non trovano spazio su canali tradizionali. É una piccola rivoluzione dal basso, a cui tutti possono partecipare, ognuno a secondo delle proprie possibilità.