2015-01-01
AGRICOLTURA: CIA, UN PIANO NAZIONALE PER LE PROTEINE VEGETALI
Oltre 2 milioni di ettari da destinare subito alle produzioni proteiche vegetali. Questo e' uno degli obiettivi prioritari del Piano nazionale presentato oggi a Roma dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori. Un Piano per tagliare le importazioni di prodotti spesso Ogm, per incrementare la produzione "made in Italy" di soia, piselli, fave, favini e erba medica e sviluppando, contemporaneamente, la coltivazione di mais, per garantire sia uno sviluppo di una zootecnica realmente sostenibile che i consumatori, per tutelare la biodiversita', per recuperare i terreni marginali, per migliorare la fertilita' dei suoli, per contrastare il cambiamento climatico, per rafforzare l'organizzazione di filiera.
Il Piano nazionale per le proteine vegetali -come e' stato rilevato durante la presentazione alla quale ha partecipato il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi, che ha svolto le conclusioni- propone, dunque, di triplicare gli ettari oggi destinati nel nostro Paese alla produzione di colture proteiche. D'altra parte, la Cia da anni lavora affinche' vi sia una maggiore produzione di proteine vegetali in Europa e nel nostro Paese in modo da limitare soprattutto le importazioni di soia quasi sempre geneticamente modificata. Nell'Unione europea -come e' stato affermato durante l'incontro della Cia, presieduto dal vicepresidente nazionale Dino Scanavino e al quale hanno partecipato rappresentanti del settore, delle istituzioni e della ricerca- le colture proteiche occupano complessivamente solo il 3 per cento dei seminativi e la superficie si e' ridotta a circa un milione di ettari. Ogni anno si importano oltre 40 milioni di tonnellate di prodotti proteaginosi, principalmente semi di soia per mangimi composti. Quantita' che rappresenta l'80% del consumo dell'Ue.Da rilevare, inoltre, che piu' dell'85% dei mangimi nell'Unione europea contengono biotech e la normativa comunitaria prevede una soglia di contaminazione inevitabile o di tolleranza accidentale dello 0,9 per cento, limite per il quale non e' prevista l'indicazione in etichetta. Basta solo ricordare che il 25 per cento del mangime destinato agli allevamenti nazionali proviene dalle coltivazioni di soia Ogm di Stati Uniti, Argentina e Brasile. A questo si deve aggiungere che, secondo recenti studi, il commercio mondiale di mais vedra' nei prossimi anni una quota crescente di prodotto Ogm, che potrebbe giungere fino all'86 per cento del totale. A livello nazionale, nell'ultimo cinquantennio, si e' avuto un crollo delle superfici destinate a leguminose. La fava, ad esempio, e' passata da circa 500.000 a poco piu' di 50.000 ettari coltivati; il fagiolo da circa 500.000 a circa 10.000 ettari; la lenticchia da 25.000 ad appena 2.400 ettari.
Fonte: AGI
Il Piano nazionale per le proteine vegetali -come e' stato rilevato durante la presentazione alla quale ha partecipato il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi, che ha svolto le conclusioni- propone, dunque, di triplicare gli ettari oggi destinati nel nostro Paese alla produzione di colture proteiche. D'altra parte, la Cia da anni lavora affinche' vi sia una maggiore produzione di proteine vegetali in Europa e nel nostro Paese in modo da limitare soprattutto le importazioni di soia quasi sempre geneticamente modificata. Nell'Unione europea -come e' stato affermato durante l'incontro della Cia, presieduto dal vicepresidente nazionale Dino Scanavino e al quale hanno partecipato rappresentanti del settore, delle istituzioni e della ricerca- le colture proteiche occupano complessivamente solo il 3 per cento dei seminativi e la superficie si e' ridotta a circa un milione di ettari. Ogni anno si importano oltre 40 milioni di tonnellate di prodotti proteaginosi, principalmente semi di soia per mangimi composti. Quantita' che rappresenta l'80% del consumo dell'Ue.Da rilevare, inoltre, che piu' dell'85% dei mangimi nell'Unione europea contengono biotech e la normativa comunitaria prevede una soglia di contaminazione inevitabile o di tolleranza accidentale dello 0,9 per cento, limite per il quale non e' prevista l'indicazione in etichetta. Basta solo ricordare che il 25 per cento del mangime destinato agli allevamenti nazionali proviene dalle coltivazioni di soia Ogm di Stati Uniti, Argentina e Brasile. A questo si deve aggiungere che, secondo recenti studi, il commercio mondiale di mais vedra' nei prossimi anni una quota crescente di prodotto Ogm, che potrebbe giungere fino all'86 per cento del totale. A livello nazionale, nell'ultimo cinquantennio, si e' avuto un crollo delle superfici destinate a leguminose. La fava, ad esempio, e' passata da circa 500.000 a poco piu' di 50.000 ettari coltivati; il fagiolo da circa 500.000 a circa 10.000 ettari; la lenticchia da 25.000 ad appena 2.400 ettari.
Fonte: AGI