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2015-01-01

Made in Italy: il 70% dell'export è prodotto dalle piccole e medie imprese

Il contributo alle esportazioni proveniente dalle imprese piccole e medie è pari al 50% del totale, un valore che nei settori tradizionali del Made in Italy è prossimo al 70%. E’ quanto emerge dalla  ricerca, realizzata dal Centro Studi Cna in collaborazione con il Centro TeDIS della Venice International University e presentata ieri a Roma.

Lo studio mette in evidenza il contributo all’export italiano delle piccole e medie imprese che troppo spesso viene sottostimato e cerca di orientare le scelte della politica nella fase di rivisitazione del sistema di promozione all’estero per potenziare l’inserimento delle piccole imprese nella catena del valore internazionale.
Le piccole e medie imprese, dunque, contribuiscono all’export italiano per il 50% del totale, un valore che nei settori tradizionali del Made in Italy è prossimo al 70%.
Nonostante la limitata incidenza delle esportazioni rispetto al fatturato totale, le Pmi presentano una proiezione internazionale che, a partire dal segmento di imprese con meno di dieci dipendenti, appare notevole: nel 2008 circa 45.000 imprese con una media di 4,5 addetti hanno realizzato più del 20% del proprio fatturato all’estero.
Anche la distanza geografica dei mercati di sbocco non sembra costituire un vincolo insuperabile per le PMI. Queste, infatti, si trovano ad operare anche in mercati extra-europei con quote di export analoghe a quelle realizzate dalle imprese medio-grandi. Tra le imprese esportatrici, quelle più piccole hanno pagato il prezzo più alto alla recessione globale del 2009. Basti dire che tra il 2008 e 2009 il numero di micro-imprese esportatrici si è ridotto di quasi 30 punti percentuali, una variazione che equivale a una riduzione di oltre 13mila unità.
Le micro-imprese sono però quelle che meglio delle altre hanno contenuto la caduta delle esportazioni e, anche per la maggiore flessibilità derivante proprio dalla piccola dimensione,  pur avendo patito in maniera più accentuata gli effetti della crisi del biennio 2008-2009, hanno saputo approfittare al meglio della ripresa del commercio mondiale del 2010, recuperando per prime i livelli di export pre-crisi. 

L’adozione di modelli e strumenti innovativi di promozione, secondo la Cna, può aumentare considerevolmente il numero delle imprese esportatrici e la quota di fatturato realizzato sui mercati esteri, con positivi effetti sulla crescita del Pil.
“Occorre orientare l’intervento delle  istituzioni e degli altri soggetti deputati alle politiche di intenazionalizzazione - spiega Giorgio Tabellini Presidente di Cna Industria - a favore di quelle imprese che, indipendentemente dalla dimensione, hanno disponibilità, voglia e capacità di entrare in un mercato globale, il che significa esportare, produrre all’estero e distribuire prodotti italiani, facendo crescere di conseguenza anche il nostro PIL”.

Fonte: OipaMagazine.eu

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