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2015-01-01

GEOFINANZA/ E ora la Grecia dichiara "guerra" a Italia e Spagna...

Chi invece sembra avere capito bene questa dinamica devastante è proprio Atene, la quale dopo aver svenduto l’ente portuale del Pireo alla Cina e aver guadagnato tempo attraverso lo swap sul debito, ha deciso di passare alle contromosse, non contro Francia e Germania, accusate dall’ex premier Papandreou di aver amplificato la crisi perdendo tempo (Deutsche Bank sentitamente ringrazia), ma contro altri due membri del Club Med, Spagna e Italia. Con il turismo come unico traino dell’economia, ad Atene hanno quindi deciso di affiancare al fascino di mare e isole, quello dei prodotti alimentari tipici greci per recuperare fette di mercato e di export nelle aree forti del globo.

Incapace di vendere al meglio il suo potenziale agricolo-alimentare, Atene è passata alle vie di fatto, incaricando una delle aziende di consulting leader al mondo, McKinsey e Co., di preparare uno studio e un business plan che garantisca una dinamo alla disastrata economia ellenica attraverso le sue poche eccellenze. Intitolato “Greece 10 Years Ahead: Defining Greece’s New Growth Model and Strategy”, lo studio parte da un presupposto molto chiaro: «La Grecia ha un potenziale significativo per aumentare l’output, le sue esportazioni e contenere l’import, specialmente riguardo le sue quattro categorie a maggiore potenziale: olio, frutta e verdura, latticini e prodotti da forno», scrivono gli autori. Insomma, alla faccia di swap e derivati, si torna ai prodotti della terra e all’economia reale! Proseguono alla McKinsey: «Ad esempio, la Grecia è il terzo produttore di olio di oliva al mondo, ma esporta il 60% della sua produzione in Italia all’ingrosso al prezzo di circa 2,1 euro al chilo, garantendo così all’Italia un premio del 50% sul prodotto finale e confezionato che finisce sul mercato a 3,1 euro al chilo circa. E ancora, la Grecia detiene soltanto il 28% del mercato globale del formaggio “feta” e il 30% del fruttuosissimo mercato statunitense dello yogurt in stile greco: sono tutte opportunità commerciali in grado di dare un grossa spinta all’economia».

In effetti, prendendo in esame i 15 paesi più importanti a livello di importazione dell’olio, la Grecia ha una fetta di export pari solo al 4%, contro il 96% di Spagna e Italia. Con il nostro Paese che, come già detto, importa il 60% dell’export totale greco di olio, a un prezzo molto concorrenziale prima di rimetterlo sul mercato come prodotto finito, spesso spacciato come “Made in Italy”. Ecco quindi, le mosse che McKinsey ritiene fondamentali per la Grecia al fine di guadagnare posizioni. Primo, priorizzare i mercati, mettendo in cima agli obiettivi il Nord America, il Regno Unito, Germania, Austria e i Balcani, estendendo il portafoglio di export al mercato dei latticini, enfatizzandone l’origine e la tipicità greca. Secondo, convertire l’export di olio all’ingrosso in export di prodotto finito, puntando sull’origine e sul “made in Greece” per fare concorrenza diretta a Italia e Spagna, sostituendo inoltre l’export di oli differenti - palma e semi di girasole - con esportazioni di alta qualità, quindi olio d’oliva. Terzo, creare un meccanismo di certificazione visibile e riconoscibile a livello internazionale riguardo l’origine greca dei prodotti.

Quarto, aggredire nuove nicchie con prodotti settoriali come asparagi e safran. Quinto, creare una Greek Food Company per supportare il “made in Greece” e l’export in tutto il mondo. Sesto, differenziare le strategie di marketing e commerciali, dividendo i mercati export in due (prioritari e non prioritari) e aggredendo la concorrenza anche attraverso politiche di accordi con catene della grande distribuzione globale, al fine di avere sempre garantito e visibile il marchio “made in Greece” e i prodotti greci nei supermercati di New York come Londra, di Berlino come di Lubiana e Zagabria.

Olio, feta e yogurt invece di swap sui tassi e bond sotto legislazione inglese: vuoi vedere che la crisi è servita a qualcosa?E che, magari, qualche produttore italiano farà meno il furbo nel piazzare il “suo” olio...

Fonte: ilsussidiario.net

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