La Moda ai tempi della Crisi
Dire moda, fino a poco tempo fa, equivaleva, nell’immaginario collettivo, a rivolgere il pensiero alle vetrine dei più prestigiosi marchi. Ora, dire moda significa, per lo più, seguire le tendenze in voga grazie ad un po’ di fantasia e pochi soldi in tasca. La crisi, si sa, ha mietuto vittime in ogni campo, e quello dei noti brand non è da meno.
Non si compra più come una volta. E l’oggetto dei desideri resta un miraggio non più realizzabile, nella maggior parte dei casi. E, se non c’è chi acquista, le vendite colano a picco. Di recente, Paolo Bastianello – Presidente di Marly’s, azienda sartoriale nota soprattutto per il marchio Pignatelli – ha dichiarato, in un’intervista rilasciata al Sole24Ore, di aver ridotto il suo personale da 110 a16 dipendenti.
La crisi nel mondo della moda si ripercuote anche in altri settori: a febbraio, durante le sfilate, si è registrato un drastico calo di quelle entrate tanto care ad albergatori, tassisti, locali e negozi che, solitamente, fanno affari d’oro grazie all’arrivo di turisti per l’occasione, stavolta assenti all’appello.
Niente giapponesi a curiosare le novità in passerella, quindi. Ma, di conseguenza, niente giapponesi ad invadere gli hotel milanesi, con una drastica riduzione di guadagno in molti altri ambiti. E se non molto tempo fa le griffe organizzavano feste con cifre da capogiro, non badando di certo a spese, quest’anno le stesse location sono state richieste ai gestori in modo gratuito, ottenendo proteste e rifiuti, come raccontato a Repubblica da Roberto Cominardi – presidente del Silb, associazione di 160 locali da ballo di Milano. Ma, allora, come combattere la crisi in un campo dove i soldi hanno sempre fatto da padrone?
Le chiavi del successo per sfidare la crisi? Investire su prodotti di qualità Made in Italy e sull’eccellenza dei materiali utilizzati, prolungare fino alle 22:00 l’orario di apertura del negozio, situato a due passi da Piazza di Spagna, e assumere personale qualificato, considerandolo un valore imprescindibile. A non superare la piena, solitamente, sono i piccoli marchi che, non avendo grosse somme da investire in pubblicità, non riescono ad emergere e a farsi conoscere per una particolare qualità, venendo trascinati dalla corrente.
Ma c’è chi non resta aggrappato alla moda con fare agguerrito, e lascia andare la presa in vista di un nuovo orizzonte. Nevia Del Bianco, ad esempio, ha smesso di creare modelli di sartoria quando i cinesi hanno iniziato a copiare i suoi modelli, riproponendoli a prezzi stracciati e, quindi, concorrenziali. Nello stesso momento, tra l’altro, l’ombra della crisi stava iniziando a far paura. Questo le ha permesso di dedicarsi ad una passione che da anni faceva parte della sua vita: le sue amate coltivazioni biologiche, ora fonte non solo di relax, ma anche di guadagno. E, se la crisi schiaccia le aziende, queste sono, d’altro canto, continuamente alla ricerca di nuove idee e nuovi modelli produttivi per soddisfare un cliente che cresce sempre più in esigenze di gusti ed esclusività del prodotto.
Il baratto, intanto, torna ad essere di moda. E’ un tutto dire.