Marche, tra le verdi colline nasce il distretto green
Le rinnovabili si modellano sul profilo morbido delle colline disegnate da Tullio Pericoli. Si collegano a un’antica vocazione locale all’elettronica e alla ricerca. Si adattano all’incostanza della spinta governativa verso un sistema energetico moderno trovando all’estero spazi di compensazione. Fanno crescere i fatturati in modo anticiclico. E creano l’intelaiatura di un distretto che comincia a prendere forma: quello dell’energia pulita nelle Marche. E’ un distretto con attività estremamente differenziate (dal fotovoltaico alla domotica, dalla mobilità elettrica all’efficienza) e aree produttive sparse sul territorio. Per individuarne i confini conviene partire da un piccolo paese vicino a Jesi, Angeli di Rosora. Qui c’è la leaf house, la casa foglia, creata da Enrico Loccioni: è un edificio a emissioni zero, una foresteria con sei appartamenti progettata per produrre più energia di quanta ne viene consumata grazie a un impianto a pompa di calore geotermico e a sistemi solari termici e fotovoltaici. La presenza di 1.200 sensori ha consentito di monitorare ogni flusso di energia per studiare il comportamento della struttura e progettare altri miglioramenti. «Questo edificio, costruito con l’aiuto di un panel di docenti ed esperti, è il fiore all’occhiello della Leaf Community nata dal rapporto con il territorio e dalla voglia di fargli dare il massimo», spiega Enrico Loccioni, che dal padre mezzadro ha ereditato l’attaccamento alla terra. «Noi ospitiamo ogni anno un gruppo di una trentina di studenti che vengono dalle scuole della zona e fanno uno stage di un anno. Quaranta sono rimasti a lavorare con noi: è più del 10 per cento calcolando che il gruppo dei nostri collaboratori, con un’età media di 33 anni, è formato da 350 persone. E le nostre porte restano aperte». Il gruppo Loccioni, specializzato nella misurazione dell’inquinamento, si definisce una “sartoria tecnologica” per la sua capacità di confezionare soluzioni su misura per i diversi clienti. Lo schema di lavoro è “olivettiano”, basato su una forte coesione sociale, sul senso di una missione da svolgere. E i fatturati sembrano premiare questa impostazione salendo nonostante la crisi: 55 milioni nel 2010, 60 nel 2011 (di cui la metà è export). Sempre a Jesi, c’è un’altra star del distretto: Energy Resources, 120 dipendenti, 24 brevetti internazionali e un fatturato a nove cifre. Il 2011 si è chiuso con 101 milioni, in flessione rispetto all’anno boom del fotovoltaico (150 milioni nel 2010), ma tre volte più dei proventi del 2009 (30 milioni). La società ha appena aperto a Jesi il primo negozio della catena Zew Store (Zero Emission Way Store). E’ una sorta di magazzino della sostenibilità - a emissioni zero grazie all’accoppiata tra geotermia e fotovoltaico - che offre servizi per la realizzazione di impianti ad energia rinnovabile, veicoli elettrici, prodotti per la casa come il kit per il risparmio idrico, alimenti biologici e a chilometro zero. «Abbiamo voluto creare una piattaforma per tutto il mondo della sostenibilità », racconta l’amministratore delegato di Energy Resources, Enrico Cappanera, «soluzioni per alimentare la casa o l’azienda con energia pulita e per muoversi con mezzi elettrici, ma anche per informarsi e acquistare prodotti in linea con questa filosofia: l’area Zew Food ad esempio accoglierà le eccellenze del territorio, con alimenti a filiera corta. I problemi legati al crescente costo dei carburanti e all’inquinamento si possono risolvere e lo Zew Store è la maniera di rendere visibili le soluzioni». Il terzo protagonista delle rinnovabili marchigiane è il gruppo Brandoni, con la Brandoni Solare che nel 2011 è arrivata a 43 milioni di euro (erano 6 nel 2010). Anche questo gruppo, che fattura il 50 per cento all’estero, ha una produzione diversificata che va dai caminetti a bioetanolo al sistema di trasmissione per mettere in rete l’energia delle rinnovabili. I 75 dipendenti hanno un’età media che non supera i 30 anni. Per completare il circolo della sostenibilità si può chiudere con un’azienda che si è specializzata nelle batterie al litio pensate all’interno delle smart grid: la Faam (93 milioni di fatturato nel 2011, 70 nel 2010). «Abbiamo appena ceduto il ramo dei veicoli elettrici a una cordata di imprenditori marchigiani per concentrare gli sforzi nel settore dell’accumulo ad alta efficienza», racconta Federico Vitali, il fondatore della società. «E’ un elemento strategico nel disegno di una città che va verso il modello low carbon».
Fonte: Repubblica.it