MadeinItaly.org\Osservatorio -
2015-01-01

Se si azzoppa anche l

La notizia non è delle migliori. L’export dei distretti che in tutto il 2011 aveva corso come una lepre, e aveva dato la paga ai tedeschi, ora invece è fermo. Al massimo si può dire che cammina come una tartaruga. Secondo i dati elaborati in questi giorni dal Monitor dei distretti di Intesa Sanpaolo nel primo trimestre del 2012 l’incremento delle vendite all’estero dei principali 143 distretti industriali italiani è stato dell’1,4% tendenziale a prezzi correnti. Per chi se lo fosse dimenticato anche nel2011, inpiena crisi, i distretti avevano aumentato le loro esportazioni al ritmo delle due cifre. Spiega Fabrizio Guelpa del Servizio Studi della banca: “Il rallentamento è stato quasi generalizzato, ha interessato gran parte dei settori ad alta specializzazione dei distretti e in particolare il sistema moda e la meccanica che hanno avuto addirittura performance sotto lo zero”.

E’ un risultato deludente per i Piccoli specie se confrontato con il dato medio del manifatturiero italiano che nello stesso periodo ha messo a segno una crescita tendenziale delle esportazioni pari al 5,5%. Infatti su un totale di 143 distretti ben 56 nei primi tre mesi dell’anno in corso sono costretti a esibire il segno “meno”. I cali maggiori hanno colpito l’occhialeria di Belluno, la termo-meccanica friulana, l’oreficeria di Valenza e di Arezzo e le macchine per il tessile e la plastica di Brescia.

Un contributo negativo alle esportazioni italiani l’ha dato la crisi della domanda interna nei paesi mediterranei. Spagna, Grecia e Portogallo capeggiano, accanto alla Turchia, la classifica dei mercati in cui per noi è andata peggio. In Germania e in Francia e Stati Uniti le esportazioni distrettuali hanno continuato a crescere seppure a ritmi contenuti. Nel Paese di Angela Merkel le macchine per l’imballaggio di Bologna e la metalmeccanica del basso mantovano hanno toccato il massimo storico e risultati lusinghieri sono stati ottenuti anche dai vini e dalle carni veronesi, dall’alimentare di Parma, dalle piastrelle di Sassuolo e dall’arredamento brianzolo. In Francia a tener su la bandiera del made in Italy è stato il sistema fiorentino della pelletteria e delle calzature, ormai strettamente legato alle griffe della moda francese. Benissimo il Brasile dove continuiamo a vendere macchinari di ogni tipo e la Russia che ha premiato l’intraprendenza dei piccoli imprenditori di abbigliamento del distretto di Rimini e quelli delle calzature di Fermo. Stiamo invece rallentando in Cina e arretrando addirittura in India. Un caso su tutti: segna il passo la concia di Arzignano che aveva guidato la nostra presenza a Pechino.

Meglio dei distretti tradizionali del made in Italy sono andati i poli tecnologici, in particolare  farmaceutici e biomedicali che si confermano un business anticiclico in virtù sia della maggiore attenzione alla prevenzione sia dell’invecchiamento della popolazione. Il guaio però è che il terremoto in Emilia ha colpito proprio una di queste eccellenze (il distretto di Mirandola) alle prese in questi giorni con la necessità di ripartire e i rischi di delocalizzazione da parte delle multinazionali presenti in zona.

Se questi sono i dati che cosa ci prepara l’immediato futuro? Guelpa vede nubi all’orizzonte e pensa che anche il secondo trimestre 2012 segnalerà un ulteriore rallentamento dell’export manifatturiero italiano, causato anche da qualche problema che si comincia a manifestare sui mercati francese e tedesco. Il peggioramento dei mercati sui quali da sempre siamo presenti ci dovrebbe, dunque, indurre a qualche considerazione autocritica. Nei trimestri delle vacche grasse abbiamo perso troppo tempo almeno su due versanti: l’aggregazione delle imprese e la promozione commerciale all’estero. E’ chiaro che per insediarsi sui mercati stranieri la dimensione di impresa conta e i distretti non si sono riorganizzati in tempo. Sono nate le reti di impresa con filiere lunghe ma il loro numero è ancora troppo ridotto per pesare sui grandi numeri dell’export. Quanto alla promozione l’aver smontato l’Ice sotto il governo Berlusconi e averlo rimontato con il governo Monti è un esercizio che ci ha fatto perdere tempo prezioso e che visto da uno straniero produce un giudizio su di noi che può sintetizzare così: “Siete dei masochisti”.

Fonte: Corriere.it - Dario Di Vico

Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su Linkedin
Cronaca Italia: Made in Italy con sede all'estero evade 13 milioni di euro
2015-01-01
Image
Russia: gli Usa danno l'ok per l'ingresso nella Wto
2015-01-01
Image
Quello che le etichette non dicono - Delocalizzazione e Made in Italy
2015-10-15
Image

Richiedi informazioni su Madeinitaly.org

Compilando il form riceveremo il tuo interessamento, la segreteria informativa vi ricontatterà per programmare una call conoscitiva

Nome Azienda
Nome Referente
Email Referente
Sito Web
Whatsapp
Nazione
Note
Ai sensi e per gli effetti dell’art. 7 e ss. del Regolamento (UE) 2016/679, con la sottoscrizione del presente modulo acconsenti al trattamento dei dati personali secondo le modalità e nei limiti di legge e considerati come categorie particolari di dati.

Accreditamento CNEL, n.89 del 16/04/2004
Accreditamento MISE TEM_00000037

Palazzo Produttori

Via Carlo Cattaneo,1
63900 Fermo, FM
Italia

Contatti

+39 (0)734 60 54 84
[email protected]
L'iniziativa è promossa e soggetta al controllo dell'Istituto Tutela Produttori Italiani.

©Copyright© 1992 - 2024. Tutti i diritti riservati.