Esportare più food per creare posti di lavoro
Sul taglio generale dell’articoloa proposito dell’export e dei limiti del sistema italiano non posso che concordare partendo dal presupposto che solo con spalle robuste (una catena della gdo) si può pensare all’esportazione dei ns prodotti agroalimentari con ritorni degni di questo nome.
Ed è altrettanto vero che fino ad ora nessuno ci ha mai realmente provato ed è giusto chiedersi perché. In questo senso il pezzo si chiude con una domanda a cui noi di Coop vorremmo rispondere. In primo luogo perché come prima catena della gdo interamente italiana ci sentiamo chiamati in causa più di altri e in secondo luogo perché siamo un sistema di imprese cooperative e questo fa la differenza.
E la fa anche all’estero perché proprio la capillarità del ns movimento potrebbe funzionare da rete di protezione e al tempo stesso da cassa di risonanza. Se a livello internazionale l’intero movimento è rappresentato dall’Aci (Alleanza Cooperativa Internazionale che associa circa 280 organizzazioni in rappresentanza di circa 1 miliardo di persone), l’organismo europeo –Eurocoop- rappresenta oltre 25 milioni di consumatori e 30.000 punti vendita in tutta Europa.
Ora l’aspetto su cui stiamo ragionando è quello di migliorare la relazione economica fra le organizzazioni associate, e creare intese commerciali di reciproco interesse. E’ qui che si innesta il ragionamento sull’export e i contatti che stiamo attivando per promuovere un progetto di esportazione del nostro migliore made in Italy.
FONTE: CORRIERE.IT