Bruxelles si attivi per un'etichetta trasparente
“Made in… obbligo o strumento di difesa?”, questo il titolo del convegno tenutosi giovedì 18 ottobre nella sede di Unindustria Rovigo nell’ambito del ciclo di appuntamenti “I giovedì della dogana”, organizzati dal servizio internazionalizzazione di Unindustria. Grazie agli interventi di Edoardo Francesco Mazzilli, responsabile dell’Ufficio centrale Antifrode dell’Agenzia delle Dogane, e Vincenzo de Deo, funzionario dell’Ufficio Antifrode della direzione interregionale per il Veneto, si è affrontata la normativa relativa all’origine non preferenziale dei prodotti che determina l’origine geografica delle merci oggetto di scambi commerciali internazionali non regolati da “accordi preferenziali”.
“La normativa rispetto all’origine non preferenziale dei prodotti attualmente non è uniforme a livello internazionale – ha spiegato Edoardo Francesco Mazzilli - le criticità maggiori riguardano le importazioni: non esistendo l’obbligatorietà di etichettatura per l’importazione dei prodotti provenienti da fuori la Comunità europea, il rischio maggiore è quello di importazione di prodotti con la dicitura ‘Made In Italy’ provenienti ad esempio da Giappone, Stati Uniti e Cina. Per le esportazioni invece la normativa italiana è molto chiara e completa e, a tutela della corretta indicazione dell’origine dei prodotti, stabilisce che l’importazione e l’esportazione a fini di commercializzazione, ovvero la commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza, costituisce reato ed è punita ai sensi dell’articolo 517 del codice penale”.
Ha aperto il convegno Tiziano Busin, delegato all’Internazionalizzazione di Unindustria Rovigo che ha dichiarato: “l’apposizione del marchio “Made in” ha l’obiettivo di informare il consumatore circa l’origine del prodotto e di conseguenza tutelare quest’ultimo rispetto il diritto di conoscere la provenienza geografica corretta di ciò che acquista”.
FONTE: ROVIGOOGGI.IT