Made in Italy: origini e problemi del marchio piu´ imitato al mondo
A differenza da quanto si può immaginare, il marchio non è nato a difesa dei prodotti italiani, bensì con l’intento opposto. Agli inizi degli anni sessanta, infatti, alcuni paesi europei, tra cui Germania, Francia e l’Inghilterra, per difendere la loro produzione interna apponevano delle etichette sui prodotti stranieri, per indicare ai consumatori quali fossero quelli da evitare. Con il passare del tempo i produttori italiani sono riusciti a trasformare questo isolamento in opportunità. Quello che all’inizio è nato come un handicap, si è rivelato essere una fortuna grazie alla quale l’Italia ne è uscita con un’identità ben precisa, diventando simbolo di creatività e qualità.
La Fondazione Edison ci propone un’analisi sull’export italiano, basata sullo studio di oltre 5500 prodotti scambiati nel mercato internazionale. Lo studio, del quale vi abbiamo già parlato in occasione del lancio di Italia Caput Mundi, ha portato alla costruzione di un «Indice delle eccellenze competitive nel commercio internazionale», detto Indice Fortis-Corradini, che mostra quale posizione il nostro Paese occupa nella classifica degli esportatori per ogni singolo prodotto. L’Italia è risultata prima esportatrice mondiale di 249 prodotti, seconda esportatrice di 347 prodotti e , terza esportatrice di altri 387 beni (dati 2009). Le eccellenze del “made in Italy” si completano con altri 610 prodotti in cui il nostro Paese nel 2009 figurava quarto o quinto tra gli esportatori a livello mondiale, per un mercato di circa 250 miliardi di dollari.
Questi numeri ci spiegano come mai ci sia tanto interesse nel cercare di speculare sull’esportazione dei prodotti italiani.
L’Ocse, nel suo rapporto “Il fenomeno della contraffazione ed il suo impatto sul made in Italy”, mette in evidenza gli effetti negativi della contraffazione:
- indeboliscono l’ innovazione ;
- incidono negativamente sul commercio e sugli investimenti diretti esteri;
- hanno effetti negativi sull’occupazione e sulle politiche di tutela ambientale;
- possono creare problemi alla salute dei consumatori;
- limitano le entrate fiscali dei governi;
- determinano dei costi aggiuntivi per adottare misure anti-contraffazione;
- rafforzano la diffusione di attività criminali.
L’Italia è il paese più colpito dalla contraffazione alimentare, e l’Italian sounding, termine utilizzato per indicare la commercializzazione di prodotti che portano nomi di marchi che suonano italiani ma che non sono affatto prodotti in Italia, vale circa 21 miliardi contro i 13 dei prodotti originari.
Per ovviare al problema è stato introdotto un nuovo strumento volto alla tutela dei prodotti che esauriscono tutto il processo di produzione all’interno del territorio italiano: il marchio 100% made in Italy. La certificazione ha l’obiettivo di consentire al consumatore di avere la garanzia sull’origine italiana e sulla qualità dei prodotti aquistati e viene rilasciata dall’Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani.