ontinua la corsa dei distretti tradizionali triveneti, che nei primi tre mesi del 2011 hanno registrato un aumento esportazioni del 15,6%. E' il quarto trimestre consecutivo di crescita a doppia cifra. L'export del trimestre gennaio-marzo 2011 e' salito a quota 5,9 miliardi, con un guadagno netto di 790 milioni di euro rispetto al corrispondente periodo del 2010, grazie soprattutto ai mercati emergenti. Bene anche i 3 poli triveneti ad alta tecnologia, saliti nel primo trimestre 2011 del 14,5% tendenziale. E' quanto si puo' leggere nell'aggiornamento trimestrale del Monitor dei Distretti industriali del Triveneto elaborato dal Servizio Studi di Intesa Sanpaolo per CrVeneto, Carive, CariFVG e Btb. E' ulteriormente cresciuta la propensione a esportare nei ''nuovi'' mercati ad alto potenziale, dove i distretti tradizionali hanno mostrato una nuova accelerazione, registrando nel primo trimestre 2011 un aumento tendenziale dell'export del 26%. Trainante la Cina, dove le vendite distrettuali sono salite del 54,4%, portandosi nei primi tre mesi del 2011 a livelli record di 190 milioni di euro circa, dai 123 milioni del periodo gennaio-marzo 2010.
Si e' riacceso anche l'altro ''motore'' emergente, la Russia. E', inoltre, cresciuta l'importanza di Arabia Saudita, Romania, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Polonia e Brasile. In crollo invece il mercato libico. Il contributo alla crescita dei mercati emergenti ha superato quello dei mercati avanzati: dei 790 milioni di euro di aumento delle esportazioni dei distretti triveneti tra il primo trimestre 2010 e il primo trimestre 2011, 429 milioni sono spiegati dai ''nuovi'' mercati (il 54%). Sui mercati avanzati si e' osservata un'elevata polarizzazione dei risultati, con la crescita dell'export che si e' fermata al 10,6%. Molto brillanti le performance ottenute negli Stati Uniti (oltre il 30% per il secondo trimestre consecutivo). Ha rallentato, pur mantenendo un buon ritmo di crescita, la Germania (+11,4%). Piu' lento il passo per gli altri principali sbocchi commerciali avanzati: Spagna, Regno Unito, Francia, ad esempio, hanno registrato un aumento inferiore al 10%. In territorio negativo invece l'export diretto verso la Grecia, dove la crisi del debito sta avendo pesanti ripercussioni su consumi e investimenti.
Fonte: Wall Street Italia
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